Occhi e cuore attenti, opera dello Spirito

Sabino Chialà

Da credente vorrei dire – ma umilmente, perché le mie parole non suonino di offesa per nessuno – che se lo Spirito non fosse all’opera, questo nostro mondo sarebbe già stato sopraffatto dall’insensatezza dell’agire umano.

In una prospettiva credente, lo Spirito, che è all’origine della creazione, continua a riplasmare questo nostro universo, a immettere in esso quella vita che troppo spesso noi contraddiciamo. È all’opera, anche se ciò che accade intorno a noi sembra contraddirlo.

Tale consapevolezza è ciò che può sostenerci nella dura lotta della speranza. Altrimenti cederemmo a quello che un padre della Chiesa, Isacco il Siro, ritiene il peccato contro lo Spirito Santo: la disperazione.

Certo, in un mondo ferito come il nostro e in cui i mass media ci informano in tempo reale del male perpetrato ovunque e in vari modi, non è facile continuare a sperare. Ma questa è la prima lotta cui siamo chiamati, perché, come diceva sant’Agostino, «è solo la speranza che ci fa propriamente cristiani»; e, prima di lui, Filone di Alessandria affermava: «Solo l’uomo ha la speranza, così, all’inverso, chi non spera, non è uomo».

Nel contesto in cui viviamo non è facile restare cristiani e umani, cioè continuare a sperare. Ma questo è il nostro compito e dunque abbiamo bisogno di invocare lo Spirito Santo e di imparare a riconoscerlo e ascoltarlo dentro di noi. 

Riconoscere lo Spirito che è dentro di noi è innanzitutto un atto di fede. È lo Spirito che ci fa esistere, che ci ispira il bene, che ci insegna ad amare. È una presenza, quella dello Spirito in noi, che non viene mai meno.

Un padre della Chiesa siriaca, in una omelia sull’inabitazione dello Spirito Santo nell’essere umano, si chiede se lo Spirito abbandona colui che pecca nel momento del peccato. Risponde di no: sarebbe come un medico che abbandona il capezzale del malato mentre questi ne ha più bisogno. E continua affermando che lo Spirito Santo è lì, presente, benché in silenzio, anche quando non lo riconosciamo.

Ma appunto questo è un atto di fede! Scorgerne l’opera richiede invece occhi e cuore attenti, cioè capaci di cogliere il bene, o anche il desiderio di bene, che nonostante tutto ci abita. Scorgere i germi di vita che pure fioriscono in noi e attorno a noi. Ma spesso i nostri occhi sono più pronti a cogliere il male che il bene. Eppure il mondo sussiste perché la forza del bene è ancora più efficace di quella del male. 


Lascia un commento