S.S. Trinità anno B

Gesù ha interpretato la sua vicenda terrena come un grande pellegrinaggio: esodo dal Padre e ritorno al Padre.

La Trinità è sempre stata descritta come una misteriosa forma di “processione”, quasi il pellegrinaggio intimo di Dio. Mistero che portiamo in noi dal giorno del nostro Battesimo.

Dio è essenzialmente amore e l’amore è “estroverso”: tende a comunicare e camminare verso l’altro.

Nella Lettera a Diogneto leggiamo: “i cristiani abitano una loro rispettiva patria, ma vi sono come pellegrini, prendono parte a tutti gli obblighi come cittadini, ma tutto sopportano come stranieri, ogni terra straniera è patria loro, ogni patria è terra straniera”.

Fede non consiste nell’assumere una legge, ma nel vivere una relazione rasserenante con Dio. Solo qui c’è il Battesimo trinitario.

Dio ci immerge nel suo oceano di amore, sceglie un popolo non perchè sia il migliore ma perchè lo ama. Ci manda Gesù, il Figlio, a dire la sua vicinanza con l’umanità paurosa, che tradisce: Gesù il Dio con noi fino alla fine del mondo. Nello Spirito Santo siamo tutti amati nel Figlio, tutti, senza escludere nessuno. Gesù, l’Emmanuele, ci invita a ritornare su noi stessi e a godere della misericordia di Dio: solo Dio giudica con misericordia.

Il Battesimo immerge la storia di ogni esistenza nell’unica storia d’amore che libera e salva, toglie la paura, i dubbi, rimette in piedi la nostra dignità di figli di Dio che ama ciascuno e tutti al di là delle nostre paure, chiusure e fragilità.

La Santissima Trinità è uno dei due misteri della fede: Dio uno e trino. Dio il Padre, ama il Figlio e a sua volta è riamato. Questa doppia corrente di amore si fa concreta nella persona dello Spirito Santo. Gesù, per raccontare Dio ha scelto nomi di famiglia: padre e figlio. Sono nomi che si abbracciano. Lo Spirito Santo è nome che dice anima, soffio, respiro: così si sente la vita di ciascuno se accolta e abbracciata. L’uomo è creato a immagine della Trinità, cioè di un legame d’amore, di una relazione.

Nella Trinità emergono due valori: la diversità e l’unità.

La diversità delle tre Persone della Trinità: Padre, Figlio e Spirito Santo. A noi il compito di saper apprezzare la diversità, la varietà. Martin Buber ha scritto: “Ogni uomo nasce non per fare il già fatto, bensì quello da fare. Con ogni uomo viene al mondo qualcosa di nuovo che non è mai esistito, qualcosa di diverso, di ‘primo’. Amare la diversità è saper rispettare l’unicità delle persone. Così è per il matrimonio: lasciare che l’altro sia altro, sia diverso e amarlo perché diverso. Così è per la Chiesa:

coraggio del pluralismo che porta al confronto, dell’ascolto di tutte le voci di Dio nell’uomo.

L’unità: si ha paura delle diversità, Dio è unità, non uniformità, ma comunione. Anche la Bibbia è un insieme di tanti libri diversi che valorizzano le diversità. La diversità è parziale e ha bisogno di essere allargata ad altre diversità con il dialogo, il confronto per giungere alla comunione.

Papa Francesco, nella Amoris Letizia, dice che la famiglia, la Chiesa e la società dovrebbero essere luoghi delle “diversità riconciliate”.

Questo brano del Vangelo è l’ultima pagina di quello di Matteo: in esso c’è il segno di Croce, formula di ogni inizio e conclusione della preghiera cristiana, l’abbraccio con il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, forza per il cammino della vita.

Valeria Ceschin


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