V domenica di Pasqua (anno B)

At 9,26-31; Sl 21; 2 Gv 3,18-24; Gv 15,1-8.

L’immagine della vite e della vigna ricorre spesso nelle Scritture per descrivere la relazione tra Dio e il suo popolo. Il mio diletto possedeva una vigna sopra un fertile colle… ebbene la vigna del Signore è la casa di Israele. Isaia racconta l’amore, la cura, la dedizione del diletto… ma la vigna produsse solo acini acerbi: egli attendeva giustizia ed ecco spargimento di sangue, attendeva rettitudine ed ecco grida di oppressi..( Is 5,1-7)

Tuttavia il Signore l’aveva promesso: non avrebbe abbandonato la sua vigna, avrebbe atteso con pazienza il tempo nel quale essa sarebbe stata rigogliosa e avrebbe portato frutti deliziosi: In quel giorno la vigna sarà deliziosa: cantatela! Io, il Signore ne sono il guardiano, a ogni istante la irrigo; per timore che la si danneggi, ne ho cura notte e giorno. Io non sono in collera… si afferri alla mia protezione, faccia la pace con me, con me faccia la pace! (Is 27,2-6)

Una bella e grande vite d’oro faceva da ornamento nel Tempio di Gerusalemme a significare che Israele era la vite che Dio si era scelto e di cui aveva cura e da cui attendeva frutti di giustizia. Anche il frutto della vite, il dolce succo che allieta il cuore, segno di festa, di gioia era segno dei tempi messianici promessi dal Signore

Gesù ora viene a rivelare che la vera Vite piantata dal Padre è Lui stesso: essa finalmente porterà i frutti sperati, finalmente le promesse si realizzanoPregando col salmo 80, come non vedere in quella vite piantata da Dio e calpestata dagli uomini la vicenda del Figlio? Hai sradicato una vite dall’Egitto.. le hai preparato un terreno. Perché hai aperto brecce nella sua cinta e ne fa vendemmia ogni passante?.. Dio degli eserciti ritorna! Guarda dal cielo e vedi e vista questa vigna, proteggi quello che la tua destra ha piantato, il figlio dell’uomo che per te hai reso forte…

Contempliamo ancora una volta l’albero di vita rappresentato nell’Abside di San Clemente a Roma La croce si è trasformata da strumento di morte in albero di vita (o vite), nel quale scorre la linfa che permette all’albero di produrre germogli che diventano rami/tralci in mezzo ai quali si muove l’esistenza di pastori, contadini, monaci, animali. Un albero di vita che si espande fino ad abbracciare il mondo intero. Sotto il mosaico è posto l’altare, dove la vera vite offre il suo frutto delizioso: il sangue sparso per amore. Al centro dell’abside il Signore dalla croce, con un aspetto di serenità e gioia testimonia che l’amore ha finalmente vinto la morte e ci invita a rimanere uniti a Lui, vera vite, a diventare suoi tralci. Rimanendo uniti a Lui, il suo amore scorrerà nei nostri corpi che porteranno così frutti di amore, giustizia e pace.

O Dio, che ci hai inseriti in Cristo come tralci nella vera vite, donaci il tuo Spirito, perché, amandoci gli uni gli altri di sincero amore, diventiamo primizie di umanità nuova e portiamo frutti di santità e di pace.

Sandro Manfré


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