Due bambini nel Giudizio Universale

Giulio Giuliani

Ci piace provare ad entrare in un aspetto particolare del Giudizio Universale sulla controfacciata della basilica di Torcello , ed osservare meglio i due bambini che, quasi entità contrapposte, appaiono nel mosaico, figure pressoché identiche e però portatrici di un significato opposto, che non cessano di sorprendere i visitatori.

Uno di questi due bambini sta all’inferno, collocato in basso a destra nella rappresentazione; l’altro è nel giardino del paradiso, in basso a sinistra. Il primo siede beato in braccio a Satana, per nulla infastidito dal ribollire delle fiamme tutto intorno; il secondo è seduto, in una posa simile e speculare, sulle ginocchia di un personaggio aureolato, dalla lunga barba bianca. Chi sono?

Il bambino all’inferno è l’Anticristo. Nascoste le sue vere sembianze per ingannarci, vestiti i panni della più innocente delle creature, siede in braccio a Satana, a sua volta seduto su un trono in forma di mostro. L’Anticristo è colui che verrà, secondo l’Apocalisse, quando i tempi saranno conclusi, subito prima della seconda venuta del Salvatore e quindi subito prima del Giudizio Universale.

Questo “antagonista” allevato da Satana è una figura non precisamente definita: essere sovrumano – ma il medioevo poi crederà di riconoscerlo in diversi personaggi storici – si ergerà, secondo la tradizione cristiana, in contrapposizione al Salvatore e al progetto divino di redenzione dell’umanità; progetto che potrà realizzarsi, appunto, solo dopo la sconfitta dell’Anticristo. La rappresentazione di questo nemico finale sotto forma di fanciullo, per di più beatamente seduto negli Inferi, non trova altri riscontri nell’arte romanica.

Il bambino nel giardino paradisiaco rappresenta invece l’anima delle persone buone, e l’anziano che lo tiene in braccio è il Patriarca Abramo. Questa iconografia che mostra un infante “nel seno di Abramo” è meno inusuale rispetto a quella, contrapposta, del bambino-Anticristo; anzi, possiamo dire che l’arte medievale la ripropone più volte.

Tra i testi di riferimento di questa iconografia c’è il racconto della vicenda del povero Lazzaro e del “ricco epulone”. Secondo il Vangelo di Luca, morti i due protagonisti, il secondo finisce nel fuoco eterno, e invece il primo è accolto nel paradiso, così come questo era immaginato nel I secolo.

Nel “seno di Abramo” fu accolto Lazzaro, ma in questo luogo ideale di pace e tranquillità c’è spazio per tutte le anime buone dopo la morte, sia che si consideri questa accoglienza come un passaggio in attesa del Paradiso vero, e del giorno del Giudizio finale, sia che nel grembo accogliente del patriarca si voglia vedere, per estensione, il Paradiso come residenza definitiva dei beati.

Possiamo dire, allora, che il bambino in paradiso del mosaico di Torcello rappresenta Lazzaro, come scrivono alcuni; ma è ancor più vero dire che quel bimbo è il simbolo di tutte le anime che, meritevoli, sono pronte all’incontro con Dio: ne vediamo altre, infatti, in piedi intorno ad Abramo, anche queste rappresentate in forma di bambini.

E chissà che non possa essere questo il destino anche della nostra anima: tornare finalmente, spogliata della vanità del mondo, pura com’eravamo da piccoli, a trovare la pace nel seno di Abramo… che dall’altra parte dell’aldilà ci dev’essere un caldo infernale.


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