Domenica delle Palme anno B

Is 50,4-7 Sal 21 Fil 2,6-11 Mc 14,1-15,47

Il centurione, avendolo visto spirare in quel modo, disse: “Davvero quest’uomo era Figlio di Dio“. Ci sorprende questa affermazione e ci chiediamo, cosa aveva visto? Gesù era morto come ogni altro condannato e oltretutto erano tre gli uomini in croce, con lui c’erano anche due ladroni, uno a destra e uno a sinistra. Ma solo di lui abbiamo la dichiarazione riportata dal vangelo di Marco.

Gesù è rimasto solo, non c’è più nessuno sotto la croce. Marco ci dice che tutti i discepoli, abbandonatolo, fuggirono. Le donne si dimostrano più coraggiose, ma stavano ad osservare da lontano. Solo Maria di Magadala e Maria di Joses si avvicinano, quando il centurione concesse la salma a Giuseppe di Arimatea, ma si limitano ad osservare dove veniva deposto.

Cosa vede allora il centurione? Non sappiamo altro di lui, possiamo solo immaginare, magari ripensando ai tanti episodi narrati nei vangeli o alla nostra personale esperienza di incontro con Gesù. E forse, anticipando ciò che accade ai due, che dopo la morte di Gesù se ne vanno delusi verso Emmaus, ai quali Gesù in persona, cominciando da Mosé e tutti i profeti, spiegò quanto lo riguardava in tutte le Scritture.

Forse ha fatto l’esperienza che aveva portato i Magi davanti al neonato Gesù. In un cielo stellato che essi amavano scrutare, non sappiamo come, avevano riconosciuto una stella diversa, quella annunciata dal mago Balaam, quando aveva profetato; una stella spunta da Giacobbe e uno scettro sorge da Israele. E di conseguenza si erano messi in viaggio verso Gerusalemme.

Forse fu così che, per il centurione, si aprirono gli occhi e davanti al volto dell’uomo sfigurato, inchiodato alla croce piantata sul Golgota, gli appare il volto brillante come il sole del Trasfigurato sul monte Tabor. Vede un condannato, abbandonato da tutti, ma in lui riconosce il Figlio di Dio.

Forse il centurione, soldato romano, molto probabilmente un pagano, era uno di quei gentili come Cornelio, di cui negli Atti degli Apostoli si dice che era uomo pio e timorato di Dio.

Forse la frequentazione con i giudei gli aveva fatto incontrare le Scritture, forse aveva letto i profeti, magari senza capire fino in fondo, come l’Eunuco, alto ufficiale della regina Candace, che legge in Isaia: come una pecora fu condotto al macello… ma non capisce di chi parla il testo profetico.

Gesù in effetti era stato condotto e consegnato a Pilato, ma alle accuse dei capi dei sacerdoti, non rispose più nulla. realizzando così la parola del profeta: Non farà udire in piazza la sua voce. Invece aveva presentato il dorso ai flagellatori, la faccia agli insulti e agli sputi.

Infatti quelli che passavano di là lo insultavano, così come i capi dei sacerdoti, con gli scribi fra loro, che si facevano beffe di lui. Persino quelli che erano stati crocifissi con lui lo insultavano. Perché Gesù Cristo, pur essendo nella condizione di Dio… svuotò se stesso assumendo una condizione di servo.

Forse il centurione ascolta in modo nuovo, e comprende, perché il Signore gli ha aperto l’orecchio… e lui non si è tirato indietro. Forse lo Spirito, che soffia dove vuole, gli ha donato l’intelligenza per comprendere. E allora ha riconosciuto in quell’Uomo colui al quale Dio donò il nome al di sopra di ogni altro nome, perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi.

Questa è l’esperienza che ciascuno è chiamato a fare e rifare, perché ogni lingua proclami “Gesù Cristo è il Signorea gloria di Dio Padre.

M. Gabriella De Gennaro Pellegrini


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