Cosa ha visto Simeone?

Giovanni Colpo

Maria e Giuseppe con il bambino in braccio hanno camminato lungo il Portico di Salomone, hanno attraversato il Cortile dei Gentili, hanno superato la balaustra di pietra, il recinto che segna il limite oltre il quale pagani e incirconcisi non potevano avanzare e adesso sono arrivati nell’Atrio delle Donne. Qui Maria si ferma: non può entrare nell’Atrio di Israele riservato agli uomini. Aspetta vicino alla Porta di Nicanore, là dove le madri offrivano il sacrificio dopo la nascita del loro primogenito (Lc. 2,22). Aspetta il Sacerdote che dovrà raccogliere l’offerta e benedire la giovane madre con un rito di aspersione.

Probabilmente è lì, nell’atrio delle donne, che Simeone vede quella che noi oggi veneriamo come sacra famiglia, ma che lì per lì di sacro non aveva proprio niente. Vede una famiglia mentre aspetta che il sacerdote esca dal cortile dell’altare per accogliere dalle loro mani la povera offerta.

Simone, “mosso dallo Spirito” (Lc 2,27), si avvicina: cosa ha attirato la sua attenzione? L’ha stupito quella coppia di sposi? Gentili, educati, silenziosi, senza il corteo chiassoso di amici e parenti venuti a festeggiare la nascita del primogenito?

Lo ha commosso il loro attaccamento alle leggi della tradizione, il loro rispettoso ossequio ai riti di purificazione (Lv 12)? L’ha turbato la loro povertà, la povertà dei semplici, quelle due tortore consegnate al sacerdote per l’olocausto e per il sacrificio del peccato?

Quale fu il segno che Simone lesse in quella ordinaria famiglia che celebrava un ordinario rito di purificazione? E come fu che Simeone prese in braccio Gesù?

Maria o Giuseppe conoscevano Simeone, sapevano che era giusto e pio, sapevano che di lui ci si poteva fidare?

Non lo so, ma la missione di Giuseppe e Maria era quella di portare Gesù nel mondo, e non potevano tenerselo per sé quel bambino che, come aveva detto l’angelo, doveva essere la gioia, “una grande gioia di tutto il popolo” (Lc 2,11).

È per questo che lo affidarono anche alle braccia di Simeone? Braccia tremanti di un uomo (di un vecchio?) che accetta il dono di un Messia Bambino… Simone prese il bambino tra le braccia: fu allora che vide…

Ma cosa ha visto davvero Simeone? I pastori, quelli almeno avevano visto l’angelo, avevano visto la luce che li avvolgeva, avevano visto le moltitudini celesti che cantavano il gloria…

Ma Simeone che cosa ha visto? Simeone vide la profezia che in quel momento si inverava in un bambino di nome Gesù: יֵשׁוּעַ, Jhwh che salva!

Con il nome di Gesù, σωτηρία e σωτήρ, salvezza e salvatore sono parole che irrorano i primi due capitoli del vangelo di Luca come la prima pioggia di primavera irrora il deserto.

Con gli occhi grandi della fede Simeone vide nel bambino la profezia della Salvezza Potente, promessa ai nostri padri. Con gli occhi grandi della fede Simeone vide nel bambino la profezia della liberazione dalle mani dei nemici che ci odiano. Con gli occhi grandi della fede Simeone vide nel bambino la profezia di colui che ci guiderà sulla via della pace.

Con gli occhi grandi della fede Simeone vide nel bambino il Messia del Signore, vide la promessa che si realizzava. Con gli stessi occhi grandi della fede di Abramo che contava le stelle. Con gli occhi grandi della fede Simeone non vide un bambino: vide la Gloria di Israele e la Luce delle nazioni!

Luce è la parola di Dio che si invera, pensiero e progetto di Dio che diventa fatto e avvenimento, diventa storia: beati gli occhi che possono vedere Dio nella storia! Luce è la parola delle profezie, lampada che brilla nella notte: quando la parola si avvera, la notte è finita, viene il mattino.

Con gli occhi grandi della fede quel giorno Simeone vide sorgere il sole e vide la gloria di Dio risplendere su quelli che stavano nelle tenebre.

Quanta fede ci vuole per vedere Dio che si è fatto bambino?

Quanta fede ci vuole per vedere in un bambino che ha bisogno di tutto quel Dio che è venuto a smantellare i progetti dei superbi, a rovesciare i potenti dai troni, a salvarci con braccio potente dai nemici che ci odiano?

Sono io che ho bisogno del braccio potente di Dio, o è un Dio fatto bambino che ha bisogno delle mie mani tremanti di uomo per portare un po’ di consolazione a un mondo avvolto da tenebre e caligine?


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