Santa Famiglia

Is 15,1-6; 21,1-3 Sal 104 Eb 11,8.11-12.17-18 Lc 2,22-40

Quando furono compiuti i giorni… Si tratta dei giorni previsti per la purificazione della puerpera, almeno 40 in caso della nascita di un maschio.  Maria e Giuseppe osservano fedelmente tutti gli adempimenti richiesti dalla Legge, sia quella civile recandosi a Betlemme per il censimento, sia quella di Dio. Dunque: portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore. Un altro viaggio difficile dopo quello che da Nazaret li ha condotti a Betlemme; ma questa volta la Legge è quella del Signore: Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore. E sappiamo che il bambino è nato per dono esclusivo di Dio. Sembra allora che tutto vada secondo la tradizione senza scossoni e senza sorprese. Ma l’evangelista introduce due nuovi personaggi, Simeone ed Anna.

Il primo, Simeone, aspettava la consolazione di Israele e lo Spirito Santo era su di lui. La seconda è Anna, una profetessa che non si allontanava mai dal tempio. Incontro fortuito? Forse no, i due portano nomi dal forte significato evocativo: Simeone è colui che ascolta e Anna è la grazia di Dio.

Se le cose stanno così non possiamo meravigliarci per le parole da loro pronunciate a proposito del bambino. La presentazione al tempio di un neonato era pratica comune e forse erano molti i bambini presenti nel Tempio nello stesso momento, ma solo per Gesù, Colui che salva, Simeone esclama: Signore ora i miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli.

E solo davanti a Gesù Anna si mise a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme. Non si tratta di semplici auguri o pronostici che ciascuno può rivolgere a dei neo genitori. Infatti il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui.

Anche noi ci chiediamo come sia stato possibile riconoscere in un neonato, simile a tanti altri, la luce per rivelarsi alle genti, oppure qualcuno che è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele. Si tratta di profezie messianiche che possono venire solo da uno, come Simeone, che ascolta la Parola, è pio e giusto, e pieno di Spirito santo; oppure da una, come Anna, che è piena di grazia e serve Dio notte e giorno con digiuni e preghiere.

Riconoscere il Messia, il Cristo, diventa così un’esperienza concreta, maturata alla luce delle Scritture e della preghiera personale o comunitaria; non può essere una semplice dichiarazione di fede esteriore. Anche, e soprattutto, Maria e Giuseppe vivono così la loro esperienza di famiglia. Maria infatti conservava tutte queste cose meditandole nel suo cuore. Alla sua scuola anche noi possiamo arrivare a incontrare il Cristo se ci lasciamo trafiggere l’anima da quella spada che è la Parola, capace di rivelare Dio a noi e noi a noi stessi.

M. Gabriella De Gennaro Pellegrini


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