XXVII domenica del T.O. (anno A)

Is 5,1-7; Sal 79; Fil 4, 6-9; Mt 21, 33-43.

Anche in questa domenica, come abbiamo sentito nelle ultime due domeniche, la liturgia ci propone l’immagine della vigna. Gesù usa spesso questa immagine e ama paragonare il Padre al padrone della vigna, al vignaiolo che ha a cuore la sua vigna, la cura e la protegge perché possa dare frutti buoni. Nella prima lettura, però il profeta interpreta la delusione e l’amarezza di Dio per il comportamento di Israele, la vigna che Lui ha piantato e curato con amore:

Egli l’aveva dissodata e sgombrata dai sassi e vi aveva piantato viti pregiate;
in mezzo vi aveva costruito una torre e scavato anche un tino.
Egli aspettò che producesse uva; essa produsse, invece, acini acerbi.

E ora, abitanti di Gerusalemme e uomini di Giuda,
siate voi giudici fra me e la mia vigna. Che cosa dovevo fare ancora alla mia vigna
che io non abbia fatto?

E ancora: Egli si aspettava giustizia ed ecco spargimento di sangue,
attendeva rettitudine ed ecco grida di oppressi.

Siamo anche noi, come Israele la vigna che il Padre con amore continua oggi e sempre a piantare e a coltivare nell’attesa di frutti buoni… ma noi, ci sentiamo vigna del Signore? Sentiamo qualche volta il peso della delusione di Dio per il nostro comportamento? L’uomo, purtroppo delude spesso l’amore del Padre, risponde con l’ingratitudine alla sua cura amorevole. La stessa delusione traspare anche dalla lettura del vangelo:

C’era un uomo, che possedeva un terreno e vi piantò una vigna. La circondò con una siepe, vi scavò una buca per il torchio e costruì una torre. La diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano. Quando arrivò il tempo di raccogliere i frutti, mandò i suoi servi dai contadini a ritirare il raccolto. Ma i contadini presero i servi e uno lo bastonarono, un altro lo uccisero, un altro lo lapidarono. Mandò di nuovo altri servi, più numerosi dei primi, ma li trattarono allo stesso modo.
Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: “Avranno rispetto per mio figlio!”. Ma i contadini, visto il figlio, dissero tra loro: “Costui è l’erede. Su, uccidiamolo e avremo noi la sua eredità!”. Lo presero, lo cacciarono fuori dalla vigna e lo uccisero.

Questo padre- vignaiolo nella sua cura amorevole si dimostra anche generoso, vuole condividere la gioia di vedere crescere la sua vigna, di raccogliere i frutti, cerca operai, dà fiducia, manda il suo figlio: è la stessa fiducia che Dio da ad ognuno di noi, si fida di noi e ci affida la sua vigna,  siamo noi che spesso ci comportiamo come i contadini della parabola, che crediamo di essere i padroni della vigna dimenticando che la gioia di collaborare con Lui per un buon raccolto, è un dono gratuito, non certamente un diritto. Con il nostro comportamento rischiamo così di perdere tutto e di allontanarci da Lui e dal suo amore per vivere nell’infelicità di una vita vuota.

Il vangelo però come sempre è messaggio di speranza: il progetto di Dio non si ferma, non si arrende neanche davanti alle nostre infedeltà:

E Gesù disse loro: «Non avete mai letto nelle Scritture: “La pietra che i costruttori hanno scartato è diventata la pietra d’angolo, questo è stato fatto dal Signore ed è una meraviglia ai nostri occhi”? Perciò io vi dico: a voi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti».

Gesù ci ricorda che l’amore di Dio vince le nostre miserie e ci aiuta a convertirci, a diventare anche noi la pietra che dopo essere stata scartata diventa una pietra angolare solida e capace di far crescere rigogliosamente la Sua vigna. Lo stesso messaggio di speranza che troviamo anche nella seconda lettura: Paolo ci invita a ritornare con fiducia al Padre che non ci abbandona ma ci aspetta con pazienza: In conclusione, fratelli, quello che è vero, quello che è nobile, quello che è giusto, quello che è puro, quello che è amabile, quello che è onorato, ciò che è virtù e ciò che merita lode, questo sia oggetto dei vostri pensieri. Le cose che avete imparato, ricevuto, ascoltato e veduto in me, mettetele in pratica. E il Dio della pace sarà con voi!

Con le parole del salmo, allora preghiamo e ci affidiamo a Lui…..

Da te mai più ci allontaneremo,
facci rivivere e noi invocheremo il tuo nome.
Signore, Dio degli eserciti, fa’ che ritorniamo,
fa’ splendere il tuo volto e noi saremo salvi.

Maria  Scutari


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