Una storia d’amore (2): sposa infedele

Giovanni Colpo

Gesù no, non vuole essere amato per i miracoli che potrebbe fare. Manifesta invece se stesso nei suoi limiti di creatura, offre il suo essere divino nella sua natura umana, in carne d’uomo, negli stessi limiti che aveva mostrato quando era in fasce: un bambino affidato alle mani degli uomini, alle mani callose e sporche dei pastori, alle mani dei magi, alle mani tremanti e incerte del vecchio Simeone e della profetessa Anna…

Adesso, al pozzo, è un Dio fatto uomo che, come tutti gli uomini, è stanco dopo il lungo cammino, ha sete e chiede dell’acqua alla sua creatura. Mistero dell’incarnazione!

Gesù offre a Samaritana i suoi limiti di creatura umana. Il Dio incarnato dice: “Ho sete, dammi da bere…” Come risponderà la donna?

Samaritana risponde come avremmo risposto tutti noi, perché Samaritana non è un nome, è una storia, è una condizione: è la scismatica che alla morte di Salomone ha abbandonato Giuda e il popolo eletto, è l’eretica che si è costruita sui colli i suoi santuari in opposizione al Tempio di Sion e ha sostituito con i vitelli d’oro l’arca dove Jhwh poggia i suoi piedi; è l’idolatra che sulle alture ha piantato pali sacri, ha eretto altari, ha pregato dèi stranieri sotto i sacri terebinti, ha sacrificato a Moloch i suoi figli; è donna e straniera, veicolo di impurità; è l’indegna prostituta…

Samaritana è immagine di tutti noi, che litighiamo tra noi seguendo i nostri personali interessi; che facciamo sacrifici agli dèi della salute, del benessere, del successo, della bellezza; che ci siamo fatti comode religioni di buoni sentimenti; che ci scegliamo gli amici che ci piacciono e scartiamo tutti gli altri …

Samaritana vede quest’uomo, vede che ha viaggiato, lo vede impolverato, affaticato, seduto sul pozzo che chiede dell’acqua e risponde più o meno come avremmo risposto noi:

“Non ti vergogni, tu che sei Giudeo, chiedere da bere a me, che sono donna e straniera e disprezzata e rifiuto e scarto della vostra orgogliosa civiltà, della vostra iniqua religiosità?” C’è sempre una scusa valida per non dar da bere a chi ha sete.

Samaritana ha la sua anfora, e le dà anche fastidio quest’uomo, la impaccia, seduto lì sul pozzo è un ostacolo, le impedisce di arrivare all’acqua. Samaritana stringe forte la sua anfora tra le braccia e non la vuole cedere a Gesù: niente acqua, e voglio vedere come farà a bere senza anfora e senza niente per attingere a un pozzo fondo così…

Eh sì, Samaritana è seccata e si fa beffe di Gesù in modo anche piuttosto sgarbato: come sposa, Gesù non ha scelto una donna dolce e docile. Gesù ha scelto una sposa infedele. Samaritana è sposa infedele e Gesù è come quell’Osea, profeta in terra di Samaria, al quale Dio aveva detto: “Va’ e prenditi in moglie una prostituta perché il paese non fa che prostituirsi a dei stranieri” (Os 1,2).

Samaritana è sposa infedele di 6 mariti, 6 come le alture di Samaria dove gli abitanti salivano per adorare una mescolanza di idoli importati dalle popolazioni Assire che avevano colonizzato il Regno di Israele (2Re 17, 29-32). Come Osea accoglie la moglie prostituta così Gesù accoglie Samaritana, la sposa adultera.

Le parla ancora.  “Vorrei farti un dono”. Questa risposta dello sconosciuto Samaritana non se l’aspettava. “Se tu vuoi, io potrei donarti acqua viva”. Sbarra gli occhi Samaritana, davvero sorpresa. Quest’uomo, questo essere ingombrante seduto sul pozzo che le impedisce di calare l’anfora per prendere acqua, acqua stagnante, acqua di cisterna, ma acqua necessaria per la vita di ogni giorno, quest’uomo senza secchio né fune, pretende di darle lui acqua, e per di più non acqua ferma, ma acqua viva, acqua di sorgente, viva e zampillante …

“… e non avrai più sete”. Samaritana si sente persa, ha perso tutti i suoi punti di riferimento.

Per anni è venuta ad attingere acqua a questa fonte, come prima di lei avevano fatto sua madre e la madre di sua madre e tante altre donne lungo le generazioni per almeno mille anni fino ai tempi di Giacobbe, per anni avevano ringraziato il padre Giacobbe per aver scavato per loro un pozzo come è scritto nei libri della Torà, nei libri della legge, la Legge che come acqua irrigava la loro vita arida e la rendeva fertile …

E adesso, quest’essere ingombrante, che – come pare – non vuole più alzarsi da questo pozzo, questo essere vuole essere più grande di Giacobbe, si offre per darmi lui l’acqua, quasi volesse farmi scegliere tra lui e il pozzo, e per convincermi mi promette acqua viva di sorgente…


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