Lo sguardo di Caino (2)

Lidia Maggi

Nemmeno Dio, con le sue parole, è riuscito a farti cambiare direzione. Tu, contadino, dovevi custodire e coltivare il terreno della fraternità e invece quel campo è diventato campo di battaglia; la terra fertile della relazione fraterna l’hai resa sterile, inquinata con il sangue, il sangue di tuo fratello.

Sei rimasto muto. Perché non hai aperto il tuo cuore a Dio? Perché non gli hai urlato la tua rabbia? Che senso aveva offrirgli i frutti della terra ma sottrargli il tuo cuore? Perché quel silenzio? E non solo il silenzio con Dio ma anche con Abele. Il testo biblico, infatti, rimane sospeso. Sembrava che finalmente si sarebbe udita la tua voce – “e disse Caino…” – ma la tua bocca è stata chiusa dalla tua mano, che si è alzata su Abele e lo ha ucciso. 

E mentre, forse, il tuo cuore gioiva: di nuovo figlio unico – ecco il peso di una solitudine che non è “bene”. Non hai saputo gestire il conflitto con quel fratello così diverso da te, hai negato il problema eliminandolo: hai ucciso tuo fratello.

Se il tuo cuore si sentiva sollevato per quel problema risolto, eliminato, il cuore di Dio si spezzava; e come Rachele, inconsolabile, piangeva quel figlio che non c’era più. Che cosa hai fatto? La voce dei sangui di Abele è giunta fino a me.

La voce di Abele, il fratello che non parla e a cui non hai rivolto parola alcuna, nella morte, è diventata un grido che Dio raccoglie, così da preservarne la memoria. Un assordante silenzio!

Il Dio di Caino (quel Dio che intima: nessuno tocchi Caino) è, insieme, il Dio degli ultimi, di coloro che non hanno voce, di chi non ha potere. È il Dio che non permette che la vittima della violenza venga dimenticata. Il nome di Abele, così effimero, è inciso nel cuore di Dio; e per Caino l’assenza del fratello si fa ora più ingombrante della sua presenza. 

Dov’è tuo fratello? ti ha chiesto Dio, quando ti è venuto a cercare lungo i sentieri sperduti della fraternità. Tu non hai saputo custodire e coltivare la fraternità, ora non potrai più nemmeno fare il contadino: sei diventato un fuggiasco, nomade come tuo fratello… per diventare, in seguito, fondatore della città.

Perché, alla fine, anche tu hai capito: tu, che ti salvaguardavi dall’altro, proprio tu, hai fondato la città, dove l’incontro con l’altro è inevitabile. 


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