XIII domenica del T.O. (anno B)

Sap 1,13-15; 2,23-24; Sl 29, 2 Cor 8,7.9.13-15.

Nel brano di questa domenica due sono le figure che vengono presentate da Marco come esempi di vero discepolo.

Giairo (il nome significa colui che illumina o rialza, risveglia) si getta a terra e supplica per la figlioletta che sta morendo, poi resta in silenzio al fianco del maestro e lo accompagna nel cammino verso casa: ne intuiamo l’angoscia, la disperazione, il dramma che abita il suo animo.

Solo la parola di Gesù può diventare medicina che risana: “Non temere, soltanto abbi fede!.. La bambina non è morta, ma dorme”. La lotta interiore tra fede e dubbio che abitano in Giairo accompagnano il gesto del risveglio della fanciulla, come se Gesù non possa operare senza trovare una fede che lo asseconda, un fiducioso abbandono alla sua parola. Insieme alla fanciulla infatti si è risvegliata la fede anche in Giairo.

La  donna è impura a causa delle perdite di sangue, ma infrange la regola del non avvicinarsi, fa ciò che è proibito: tocca la veste di Gesù. La guarigione ottenuta sembra più il risultato del suo comportamento che della potenza di Gesù: “Figlia la tua fede ti ha salvata (e non solo guarita)”.

Questa donna, insieme alla sirofenicia del cap.7, alla povera vedova con il suo obolo del cap 12 e alla donna di Betania che spezza il vaso di alabastro all’inizio del racconto della passione, sono tutte donne umiliate, emarginate, sottovalutate, ma testimoni di una fede che rompe le regole e si esprime fino all’abbandono più totale al Signore.

Sembrano più vicine a Gesù che i discepoli stessi, incarnano il giusto atteggiamento nei suoi riguardi, anzi potrebbero essere viste come lo specchio della sua anima o interiorità: una fede disposta a rischiare tutto senza timore.

Secondo recenti studi il vangelo di Marco veniva letto integralmente durante la veglia pasquale cristiana per preparare i catecumeni al battesimo e alla partecipazione al banchetto eucaristico: essi così partecipavano con l’ascolto di questo racconto drammatico,  alla morte e sepoltura con Cristo per risorgere con Lui ad una nuova vita.

Anche nel brano di oggi comincia il confronto con la morte, che avrà il suo culmine alla fine sul legno della croce: i nuovi catecumeni saranno pronti a “Bere il calice che io bevo e ad essere battezzati nel battesimo in cui io sono battezzato?”. Lo potranno fare solo se conserveranno in sé la stessa fede, lo stesso coraggio di questo uomo e di questa donna, pronti a morire con Cristo per risorgere con lui.

Sandro Manfré


Lascia un commento