V domenica di Pasqua (anno B)

At 4,8-12 Sal 117 1Gv 3,1-2 Gv 10,11-18

L’immagine della vite e della vigna ricorre spesso nelle Scritture per descrivere la relazione tra Dio e il suo popolo. Il mio diletto possedeva una vigna sopra un fertile colle… ebbene la vigna del Signore è la casa di Israele. Isaia racconta l’amore, la cura, la dedizione del diletto… ma la vigna produsse solo acini acerbi: egli attendeva giustizia ed ecco spargimento di sangue, attendeva rettitudine ed ecco grida di oppressi..

Il Signore però l’aveva promesso: non avrebbe abbandonato la sua vigna, avrebbe atteso con pazienza il tempo nel quale essa sarebbe stata rigogliosa  e avrebbe portato frutti deliziosi: In quel giorno la vigna sarà deliziosa: cantatela! Io, il Signore ne sono il guardiano, a ogni istante la irrigo; per timore che la si danneggi, ne ho cura notte e giorno. Io non sono in collera… si afferri alla mia protezione, faccia la pace con me, con me faccia la pace!

(All’entrata del santissimo del Tempio di Gerusalemme vi era una bella vite d’oro che ricordava questa promessa fatta al suo popolo).

Con Gesù giunge il tempo della realizzazione delle promesse: ecco piantata dal Padre, il vignaiolo, la vera vite: essa finalmente porterà i frutti sperati (il frutto della vite è il dolce succo che allieta il cuore, segno di  festa, di gioia, dei tempi messianici). Pregando col salmo 80, come non vedere in quella vite piantata da Dio e calpestata dagli uomini la vicenda del Figlio? Hai sradicato una vite dall’Egitto.. le hai preparato un terreno. Perché hai aperto brecce nella sua cinta e ne fa vendemmia ogni passante?.. Dio degli eserciti ritorna! Guarda dal cielo e vedi e vista questa vigna, proteggi quello che la tua destra ha piantato, il figlio dell’uomo che per te hai reso forte

Significativa è la rappresentazione dell’albero di vita di San Clemente a Roma (vedi in questo blog il post: Abside di san Clemente). Qui la croce è trasformata da strumento di morte, in albero di vita (o vite), nel quale scorre una linfa vitale che permette all’albero di fiorire in tanti rami/tralci in mezzo ai quali si muovono pastori, contadini, monaci, animali. Questo albero si allarga fino ad abbracciare tutto il mondo ed è come se si sollevasse verso l’alto.

Sotto il mosaico è posto l’altare, dove la vera vite offre il suo frutto delizioso: il sangue sparso per amore. Al centro dell’abside il Signore dalla croce, con un aspetto di serenità e gioia testimonia che l’amore ha finalmente vinto la morte e sembra dirci:« Lasciati prendere anche tu nella vigna di Dio, consegna la tua vita al santo albero, che cresce sempre nuovo dalla croce. Diventa tu stesso uno dei suoi tralci. Rimani unito a Lui ed Egli ti solleverà verso l’alto».

O Dio, che ci hai inseriti in Cristo come tralci nella vera vite, donaci il tuo Spirito, perché, amandoci gli uni gli altri di sincero amore, diventiamo primizie di umanità nuova e portiamo frutti di santità e di pace.

Sandro Manfré


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