Importanza del racconto (2)

Claude e Jacqueline Lagarde

Colui che sa entrare in una nuova lettura del racconto, che è “decollato” dalla lettera, ha scoperto la “perla preziosa” del campo, perché ha arato il testo memorizzandolo e interrogandolo, è cambiato… ed è capace di cogliere Dio nell’uomo-Gesù e il mistero pasquale nelle Nozze di Cana.

Questa nuova lettura si approfondisce, anzi si forgia e si plasma in funzione di un’esperienza personale del mistero pasquale. Avendo incominciato a seguire Gesù, a farsi anch’egli servo, il cristiano può vedere qualcosa di diverso dall’aneddoto.

Un nuovo modo di vivere, legato a una conversione dello sguardo e dell’intelligenza, consente di entrare nella confessione di fede cristiana. Il cambiamento di lettura – il passaggio dalla lettera al senso – è una conversione: le immagini e il mondo sono gli stessi, ma tutto deve essere visto, vissuto diversamente, dall’interno.

Si comprende ora il motivo della pedagogia evangelica che non vuole spiegare nulla chiaramente. Ogni conversione è personale e suppone un nuovo rapporto col mondo, che succede a quello precedente, si tratta di un prima e un dopo. La buona volontà non può cambiare nulla se non si unisce a una nuova lettura della vita, a una nuova intelligenza.

Questa soltanto fa intravedere il Cristo risorto dietro l’aneddoto, che rimane però la scelta più semplice, un ritorno possibile alla percezione immediata. “Io credo soltanto a quello che vedo”. L’evangelista costruisce il suo racconto per mantenere la possibilità delle due letture, secondo l’aneddoto (il sapere) e secondo la fede. Vengono entrambe proposte alla libertà di colui che ascolta.

Se san Giovanni avesse indicato chiaramente la “lettura buona”, avrebbe soppresso la possibilità di scelta, avrebbe eliminato la conversione, impedito l’impegno personale, quella aratura del campo che sola può far trovare la perla. Quello che è successo alle nozze di Cana, il fatto del passato, non cambia nulla alla vita di oggi, ma il cogliere attraverso quelle immagini il Cristo risorto può sconvolgere la nostra esistenza.

Allora non si ascolta la storia per se stessa, ma per ciò che essa rivela. Il modo di comprendere è veramente essenziale, mentre l’aneddoto, in quanto conoscenza, aggiunge soltanto un racconto agli altri; ma l’aneddoto è il luogo in cui si radica questo modo di comprendere. Il simbolico non esclude lo storico, il senso non può far a meno dell’evento,



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