Cristo al centro

Giulio Giuliani

La religiosità del medioevo mette Cristo al centro, senza alcun dubbio. Lui è da sempre, Lui ha creato il mondo come sommo architetto; Lui si incarnato nel Bambino della Vergine, e ha vissuto nel mondo; Lui e non Altri tornerà nel mondo e lo giudicherà e lo dominerà, come ricorda tutta l’arte dei secoli romanici.

Per Lui, e non per Altri, ci racconta San Pietro al Monte di Civate, le schiere celesti hanno affrontato e soggiogato il demonio nella battaglia tra il bene e il male; e infine Lui, e non Altri, siederà come un sovrano – ce lo ricorda nella stessa chiesa un altro notevolissimo affresco, al centro della Gerusalemme celeste, a mirare se stesso, la propria potenza, la propria vittoria.

Ci rattrista, allora, quel volto cancellato nell’affresco dell’Abside; e però ci accompagna a notare l’assoluta centralità della figura del Cristo, la sua netta predominanza rispetto a quella del “Padre”. Molto più dei secoli successivi, nei quali diventa normale rappresentare la prima Persona della Trinità con attributi specifici.

Le raffigurazioni del Padre come un anziano, tipiche dei tempi più moderni, sono rarissime nel medioevo romanico; spesso addirittura è lo stesso Gesù a sostituire il “Dio Padre” anche nelle rappresentazioni della Creazione, o di episodi dell’Antico Testamento.

Perché avviene questa sovrapposizione? Fa confusione quanto alla distinzione tra il Padre e il Figlio, allora, il tempo romanico? è meno lucido o meno ortodosso di altre epoche? E qui a San Pietro al Monte (Vedi post: Quale volto?), quel volto cancellato nella battaglia celeste è forse l’indizio di un imbarazzo, di un ripensamento, di un domandarsi se far sedere in quel trono il Dio Padre anziché il Figlio?

No, probabilmente no. In quel trono a Civate, anche se non ne vediamo più il viso, siede il Cristo. E’ il Figlio incarnato, e non il Padre, che domina la guerra in cielo, che pure si svolge mentre Lui stesso nasce. Ed è al Cristo Uomo, e non ad un Dio Padre quasi assente dal tempo romanico, che nell’affresco viene consegnato il Cristo bambino salvato dal dragone.

La figura del Padre fatica a trovare spazio nell’arte di questi secoli. E se ciò avviene, se troviamo un volto giovane, quello del Cristo, quasi ovunque nel momento in cui sia da rappresentare il Dio dei Cristiani, non è per incapacità di comprensione dei testi. Al contrario, dimostrando una lettura teologica più profonda di quella che caratterizzerà le altre epoche, quanto al “Dio Padre” gli artisti del tempo romanico ricordano quella che era stata la decisa indicazione di Gesù, raccontata nel Vangelo di Giovanni.

Dal sito: https://beforechartres.blog/


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