Augurio di Avvento

Maurizio Mazzetto

“Dentro un abbraccio non c’è mai buio”, così ha scritto qualcuno recentemente. E che cos’è l’Avvento – che ci apprestiamo a vivere e a celebrare – se non la “venuta” di una luce, quella del “Dio con noi”, che squarcia le tenebre della nostra vita e della nostra storia?

Mi soffermo con più attenzione, al mattino quando recito il cantico finale previsto nelle Lodi, sulle parole di Zaccaria: “…per rischiarare quelli che stanno nelle tenebre / e nell’ombra della morte”. Buio, più o meno fitto, è sceso in questi ultimi mesi nel cuore e nella mente di molti uomini a causa di questa pandemia che è venuta a sconvolgere i nostri piani e viene a mettere in crisi tanti aspetti della nostra vita e della nostra società.

Quante persone, che incontro ogni giorno, “stanno nelle tenebre”! E noi stessi, talora, non vediamo una luce, nelle diverse, difficili, situazioni della vita in cui ci imbattiamo. Ecco, per noi, l’Avvento: tempo di riprendere ad attendere e a sperare. Di una speranza attiva. Costruttiva. Rivoluzionaria, direi.

La venuta, continua, del Dio liberatore, non costituisce una rivoluzione del nostro, consolidato modo di pensare e di operare? Non è questo l’appello che viene dalla Parola e dalla testimonianza dei suoi testimoni, in primis il “testimone fedele”, l’ “inviato” per eccellenza?

Spesso abbiamo l’impressione che la difficile, e inedita per noi, situazione che stiamo vivendo non faccia diminuire ma, al contrario, aumenti le distanze tra le persone, e precluda l’incontro che è il senso della vita, ossia il suo scopo e la sua maturità. Paradossalmente proprio quella distanza – ahimè chiamata, erroneamente, sociale – che è diventata la parola d’ordine delle nostre giornate rischia di coinvolgere non solo la dimensione fisica di noi stessi, bensì anche quella relazionale.

Così siamo e ci sentiamo sempre più soli. E magari gli uni non con ma contro gli altri. L’Avvento è l’annuncio, divenuto vita vissuta, del colmare il fossato che ci separa, e talora contrappone, gli uni gli altri. Dio ce ne dà l’esempio.

E proprio quando sentiamo la mancanza di ciò che ci avvicina e ci mette in una relazione positiva tra esseri umani, vale a dire il sorriso e l’abbraccio, la storia ci mette alla prova, per chiederci – così interpreto questa situazione – quanto davvero ci crediamo a questo. E che cosa siamo disposti a fare per difendere questa strada, che è la stessa percorsa da Dio per raggiungerci.


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