I domenica di Quaresima anno A

Gn 2,7-9.3,1-7    Sal 50    Rm 5,12-19    Mt 4,1-11

Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo; sembra quasi una provocazione, l’agire dello Spirito. Provocare, cioè “chiamare fuori”. Gesù è provocato dallo Spirito per consegnarci una possibilità altra che può diventa un inizio.

Ad Adam fatto di terra, di limes, limitato dunque dai propri confini, gli si sono aperti gli occhi e ora ha la capacità di vedere la propria fragilità. “Allora si aprirono gli occhi di tutti e due e conobbero di essere nudi…”. Ciò che lo costituiva nella sua umanità fin dall’inizio, adesso i suoi occhi gli danno la possibilità di riconoscerlo.

Ma questa realtà, che prima non costituiva problema alcuno, ora sembra diventare un ostacolo insormontabile. Dal momento che ha assaporato nella menzogna dell’inganno il frutto della conoscenza del bene e del male, Adam concepisce la possibilità di essere vulnerabile nella sua nudità e si sente immerso nelle tenebre della paura e disperso.

Adamo, dove sei?  «Ho udito il tuo passo nel giardino: ho avuto paura, perché sono nudo, e mi sono nascosto»” (Gn 3,9-10). La paura di essere preda di qualcuno a motivo della propria fragilità. L’altro avvertito come nemico contro cui combattere per sopravvivere. L’altro da abbattere perché di lui si sospetta sempre, fin da bambini.

Cresciamo diventando adulti con la diffidenza che si annida nella nostra mente come un tarlo che corrode la capacità di crescere nella fiducia verso l’altro. Ma proprio da qui dobbiamo ripartire. Ai tabù creati per mascherare questo oscuro lato dell’umano che ci abita, è necessario sostituire la potenza della Parola che ci permette di trovare uno spazio di cura affinché la mano tesa contro, diventi mano protesa verso.

Dalla morte alla vita, dal deserto al giardino per usare un’immagine biblica che narra l’umano di sempre. In questo deserto, abitato dalla nostra fragile umanità, Gesù è condotto dalla Spirito. In fondo il deserto è il luogo della Parola, come ci ricorda l’ebraico “midbar”. La parola ebraica midbar, tradotta con deserto, è in realtà “il posto della parola”, il luogo nel quale la parola di Dio, la Bibbia, è stata comunicata ad Israele.

Nel deserto della nostra fragile esistenza, la Paola del Padre fatta carne nel Figlio Gesù di Nazaret, ci provoca, ossia ci chiama fuori dalla menzogna, per assumere l’esistente e viverlo da riconciliati.

Allora non ci basta solo il pane che per sopravvivere possiamo anche trasformare dalla pietra, qualunque forma essa assuma. Abbiamo urgenza di ogni Parola che esca dalla bocca del Dio. Parola che come quella del neonato che tutti attendono con trepidazione, è sussurro di inizio. Parola come principio che trasfiguri il nostro pensare e il nostro parlare, nella libertà di saperci liberati dall’inganno di ogni potere e di ogni mistificazione e di vivere e non semplicemente sopravvivere.

Vittorio Gnoato

 

 

Prima domenica di Quaresima – 2020

Gnoato Vittorio, prete nell’U.P. di S. Giuseppe e S. Zeno di Cassola

 


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