La parola “vera”

Claude e Jacqueline Lagarde

L’educazione della parola “vera”, così come esige la fede, è l’educazione dello spirito retto. La parola spontanea dell’essere umano non è “retta” poiché è colpita da due gravi malattie, due specie di lebbre contagiose.

O l’uomo imbroglia quando ciò che dice non corrisponde ai suoi sentimenti profondi, oppure non è conforme ai suoi atti.

Oppure la parola, già incline a dire solo le cose esteriori, è formata a descrivere con esattezza le cose e le logiche del mondo (per esempio la logica economica). Questo imperialismo educativo rifiuta qualsiasi crescita spirituale poiché la parola non è educata ad esprimere la vita interiore, a rivelare l’esperienza personale della Parola di Dio che insuffla nell’anima la giustizia e l’amore. Allora questa parola erudita e sicura di sé diventa straniera a qualsiasi compassione e solidarietà umana. L’anima è come assassinata.

Dire che l’uomo è creato a Immagine di Dio (Gn 1,26-27) significa credere che la parola è capace di far sgorgare nel mondo esteriore la scintilla divina seminata dal Creatore in ogni essere umano. Ma tale testimonianza di fede è possibile solo se la parola è stata prima guarita da queste due malattie, che Agostino ha chiamato “peccato originale” per dire “inclinazione naturale”.

Ecco perché il catecumeno deve apprendere a parlare in verità implicandosi profondamente in ciò che dice in nome di Cristo. Questa è la mira della catechesi cristiana che inizia alla risonanza della luce parlante che ci abita tutti quando le tenebre dell’accecamento spirituale svaniscono.

 


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