Interiorità o sentimento religioso

Claude e Jacqueline Lagarde

L’interiorità cristiana non è il “sentimento religioso” del bambino, o dell’adulto rimasto ingenuo in religione. Tutte le religioni del mondo conoscono questo sentimento naturale che non implica nessuna vita spirituale, né alcuna conversione etica. Esso è pura emozione a fior di pelle, se non addirittura la semplice abitudine che rispettare e seguire.

Quanti dei nostri contemporanei confondono questo “sentimento religioso” con la vita spirituale o semplicemente con Dio, quando pensano che Dio sia una proiezione psicologica dell’uomo.

Cos’è allora l’interiorità cristiana? È una costruzione spirituale prodotta da quel particolare lavoro che viene sviluppato dalla catechesi. Lo spirito non può essere un sentimento, poiché l’intelletto non è l’affetto, ed è anzi indipendente dalla vita affettiva: possiamo essere invasi da un’emozione che il nostro spirito riprova.

Lo spirito dell’uomo è autonomo, principio essenziale per acquistare la libertà. La Bibbia associa lo spirito e la parola che considera uno straordinario dono divino fatto dal Creatore alla creatura.

Questo principio ci è stato trasmesso dai farisei per i quali esistono due “Torot”, la Toràh orale e la Toràh scritta. La toràh orale si radica nella parola di fede della comunità – è la più importante -. La torah scritta è il testo biblico interpretato dalla parola di fede.

Grazie alla parola, espressione dello spirito, l’essere umano è posto al di sopra degli animali. La catechesi sviluppa “l’intelligenza della fede” (intellectus fidei), cioè lo spirito di fede, sviluppando una qualità di parola “capace di Dio” (capax Dei).


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