Festa della Santa Famiglia anno C

1Sam 1,20-22.24-2   1Gv 3,1-2.21    Lc 2, 41-52

“I genitori di Gesù si recavano ogni anno a Gerusalemme per la festa di pasqua. Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono di nuovo secondo la consuetudine” (Lc 2,41-42). Brava famiglia, viene da dire, che osserva le tradizioni ed educa il figlio a fare altrettanto. Il seguito del racconto, tuttavia, cambia le carte in tavola e sembrerebbe che i genitori non siano poi così coscienziosi e il figlio non particolarmente obbediente e sottomesso.

In realtà i racconti dell’infanzia sono anzitutto elaborazioni di fede, che anticipano i temi di tutto il vangelo. Qui si introduce un tema centrale di Luca, il grande viaggio verso Gerusalemme dove Gesù consuma la sua pasqua di morte e di risurrezione. I suoi amici, che l’avevano seguito con difficoltà, prima lo perdono e poi lo ritrovano: da morto a risorto, come avranno pensato Maria e Giuseppe passando dall’angoscia dello smarrimento allo stupore del ritrovamento.

Il passaggio chiesto ai genitori di Gesù è in realtà quello che devono fare tutti i genitori nei confronti dei figli: morire alle proprie attese, perdere l’immagine del figlio quale proiezione di sé, per accoglierlo come egli è, con le scelte che sarà chiamato a fare.“Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?” (Lc 2,49). Non sorprende che i suoi non comprendano le sue parole, così come sarà difficile capire la scelta da adulto di lasciare tutto e mettersi a fare il predicatore itinerante.

Alcuni cenni nei vangeli ci fanno intendere che quelli di casa, e anche la madre, ad un certo punto volessero riportarlo a casa a tutti i costi perché considerato come pazzo. Santa Famiglia, sì, ma tutt’altro che idealizzata e resa modello disincarnato; piuttosto luogo concreto dove le relazioni si misurano con fatica e trovano gradualmente il riferimento che le libera.

A ragione i primi cristiani testimoniavano la grandezza di questo dono: “Vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente!” (1Gv 3,1). La famiglia naturale può chiudersi in se stessa, c’è purtroppo tanto familismo che diviene egoismo motivato dalla difesa delle proprie cose, dei propri confini, delle proprie particolarità. Il messaggio evangelico scardina questa impostazione, talvolta benedetta da consuetudini religiose, provocando la nostra mentalità e mettendo in crisi modelli assodati.

Leggiamo bene il vangelo, immergiamoci nella vicenda di Gesù e poi chiediamoci se la famiglia cristiana – di cui si parla spesso negli ambienti e nei documenti ecclesiastici – sia proprio quella che coltiviamo nel nostro immaginario culturale e religioso. Anche l’impegno educativo, pertanto, va rivisto in chiave evangelica.

Anna, la madre sterile che riceve in dono il figlio, non va al pellegrinaggio annuale al tempio:“Non verrò, finché il bambino non sia divezzato e io possa condurlo a vedere il volto del Signore; poi resterà là per sempre” (1Sam 1,22). Al di là della vicenda particolare di Samuele, si intuisce come la madre si metta a disposizione affinché il figlio arrivi a vedere il volto di Dio e possa trovare in questa relazione la sua più autentica dimora.

Come dire: i tuoi figli non sono tuoi figli, sono figli del Dio della vita, della libertà, della ricerca autentica di una risposta personale al dono dell’esistenza.“Noi fin d’ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato” (1Gv 3,2). Educare, per una famiglia, significa mettersi a servizio di ciò che lo Spirito vuole dischiudere in ciascun figlio, affinché arrivi alla fioritura che il Signore ha preparato per lui.

Dario Vivian

 


Una risposta a "Festa della Santa Famiglia anno C"

  1. La Sacra Famiglia non è su un presepio con le belle statuine in cima a un mobile antico!
    ognuno di noi nella nostra realtà quotidiana è chiamato a far parte della vera , grande e Sacra Famiglia: la Chiesa!

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