Eucaristia (1)

Papa Francesco

Vi dirò un aneddoto. In una delle parrocchie di Buenos Aires, il parroco faceva il servizio di dare da mangiare la cena ai senzatetto. Era tutto ben organizzato: ogni giorno della settimana c’era un gruppo diverso. Giovani di buona volontà, in maggioranza cattolici, e anche alcuni che non credevano in nulla ma volevano fare questo servizio, e funzionava bene.

C’erano quelli che cucinavano,… In totale – pensa – una ventina di giovani ogni giorno: 150 giovani più o meno con quelli che facevano la cucina. A un certo punto il parroco ha detto: “Questi stanno facendo bene questo servizio. Io devo fare di più”. Che cosa ha proposto prima di uscire? Ascoltare una parola del Vangelo. Così, tutti in Chiesa, non più di cinque minuti: una parola del Vangelo.

E loro dicevano: “È bello questo! Ma è poco…”. E il parroco ha detto: “C’è Gesù qui con noi. Voi andate a dare da mangiare a Gesù bisognoso, ma anche Gesù è qui nel pane, nascosto, possiamo guardarlo un po’ prima di uscire… Ecco, sì – per non farla lunga – ha cominciato a fare quella lettura della Bibbia davanti al Signore, non più di un quarto d’ora. E questi giovani hanno imparato cos’è l’Eucaristia, ma a poco a poco: la catechesi sull’Eucaristia si deve fare a poco a poco, perché è il mistero grande della presenza del Signore con noi.

Tu non puoi andare con un libro e dire: “L’Eucaristia è questo, è il sacrificio dell’Antica Legge che poi, eccetera eccetera”. Il giovane non capirà questo. Fagli sentire il bisogno. In questo caso il prete è stato furbo. Ha detto: “Questi vanno da Gesù bisognoso. Io farò loro vedere il Gesù che dà loro la forza con la Parola, 15 minuti, non di più”. Poi dall’altra parte ha incominciato a fare l’adorazione, e tanti di questi andavano all’adorazione. A questo proposito, vorrei andare oltre sulle celebrazioni liturgiche.

La celebrazione liturgica è un atto di adorazione, un atto di partecipazione alla passione, morte e risurrezione di Gesù, lo sappiamo tutti. È un atto di lode a Dio, di gioia spirituale. Ma tante volte sembra una veglia funebre! E lì dobbiamo aiutare i preti. E voi che sarete preti, per favore, non annoiate la gente.

C’era un’abitudine – non so se ancora qui si fa –: quando incominciava la predica, tanti uscivano a fumare una sigaretta. La predica noiosa. La predica è l’omelia: deve toccare il cuore. Al contrario se è noiosa non si capisce. Voi, da preti, leggete quello che sta scritto in Evangelii gaudium sull’omelia. È lungo ma ho voluto farlo così. Toccare.

Un sacerdote che ha insegnato a noi omiletica, ci diceva: “Un’idea, un’immagine, un sentimento”. E questo si può fare in cinque minuti. Pensate che psicologicamente la gente non può mantenere l’attenzione per più di otto minuti. Una omelia di otto minuti, e ben preparata: con un’idea chiara, un sentimento chiaro e un’immagine chiara.

 


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