Autorità regale di Cristo

Christoph Theobald. Nei testi del profeta Geremia possiamo trovare la primissima traccia di una subordinazione radicale di ogni autorità a beneficio del “cuore” di ogni essere umano. Nella sua relazione immediata con Dio: «Non dovranno più istruirsi l’un l’altro dicendo: “Conoscete il Signore”, perché tutti mi conosceranno, dal più piccolo al più grande» (Ger 31,34). La stessa autolimitazione dell’autorità si trova nel quarto Vangelo, in particolare al capitolo 6; esso cita Ger 31,34 applicandolo a Gesù che si decentra rispetto alle attese di coloro che vengono verso di lui: “Sta scritto nei profeti: E tutti saranno istruiti da Dio. Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da lui, viene a me”. (Gv 6,45).

E se una parte dei “dirigenti” del popolo d’Israele sono accusati di “Amare la gloria degli uomini più che la gloria di Dio” (Gv 12,43), è davanti al potere politico romano che Gesù definisce la sua propria autorità “regale” come quella di un “testimone”: «Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce” (Gv 18,37). Ci si attenderebbe spontaneamente il contrario: “chiunque ascolta la mia voce, è dalla verità”. Ma Gesù rende credibile la sua autorità lasciando cadere precisamente ogni autoreferenzialità, ricentrandosi dunque in ordine alla verità, accessibile, quest’ultima, a chiunque che, nella misura in cui “ne fa già parte”, si mostra capace di ascoltare la sua voce.


Lascia un commento