Liberazione

Pierangelo Ruaro

L’immagine della donna “inferma”, che “era curva e non riusciva in alcun modo a stare diritta”, proprio nella sinagoga, il luogo di comunione tra Dio e il popolo, mostra come sia possibile ritrovarsi dentro un sistema di osservanze e pratiche religiose incapaci di donare pienezza di vita. La condizione di questa donna è rappresentativa di tanti itinerari spirituali incompiuti o inconcludenti: a poco servono le osservanze religiose se non si è capaci di entrare nella dignità e nella gioia dei figli di Dio.

Il gesto compiuto da Gesù sul corpo della donna presenta una forte dimensione simbolica e non può essere inteso solo come un gesto di guarigione, ma anche e soprattutto come gesto di liberazione: guarendo questa donna il Signore Gesù le permette, finalmente, di poter “osservare il giorno di sabato”.

L’aspetto centrale del messaggio evangelico è l’amore di Dio che libera l’uomo dalle strettoie di una legge che, data per assicurare la libertà, aveva finito per renderlo schiavo. È un amore gratuito, come la guarigione donata da Gesù alla donna senza esserne richiesto. Così Gesù afferma che il sabato è a servizio della vita: per chi ama Dio non fare il bene equivale a fare il male.

Con grande passione Paolo si rivolge ai cristiani di Efeso con la medesima urgenza, richiamandoli al vincolo della carità fraterna: “Siate benevoli gli uni verso gli altri, misericordiosi, perdonandovi a vicenda come Dio ha perdonato a voi in Cristo”.


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