XXVI domenica del T.O. anno B

Nm 11,25-29    Sal 18    Gc 5,1-6    Mc 9, 38-48

Leggendo la prima lettura e il Vangelo di questa domenica mi è ritornato in mente quando a scuola la (o il) capoclasse, durante l’assenza dell’insegnante, tirava una riga nel mezzo della lavagna e segnava da una parte i buoni e dell’altra i cattivi. Spesso queste classificazioni rimanevano come giudizi che creavano divisioni, emarginazione o prese in giro.

Così ci comportiamo anche nella comunità cristiana e nella Chiesa, dove accogliamo, ascoltiamo e diamo la parola solo “ai nostri”, a chi fa parte dei gruppi parrocchiali o ecclesiali. Gli altri vengono esclusi, perché ci riteniamo migliori così come era avvenuto per i 70 sui quali Mosè aveva invocato il dono dello Spirito: Dio scende nella nube, prende parte dello Spirito che era su Mosè e lo pone sui 70 che, però, profetizzano “a tempo determinato”.

I due rimasti all’accampamento ricevono anch’essi lo Spirito e profetizzano, facendo sorgere la gelosia e l’invidia. Mosè rispondendo a Giosuè che voleva zittirli disse: ”Fossero tutti profeti nel popolo del Signore e volesse il Signore dar loro il suo Spirito” (Nm 11,29).

Lo Spirito Santo soffia dove e quando vuole: non solo su tutti i battezzati, ma su ogni uomo. Il Regno di Dio è più grande della Chiesa al cui servizio si pone. “Non sono dei nostri”, tutti lo ripetono: gli apostoli, i partiti, le chiese, le famiglie, le classi sociali, le nazioni e si alzano muri come la riga sulla lavagna.

Dice Gesù nel Vangelo: “Chi non è contro di noi è per noi” (Mc 9,40). Papa Giovanni XXIII indirizzava i suoi scritti alle donne e agli uomini di buona volontà e amava dire che la Chiesa è per tutti e attende tutti, non è sopra tutti. Diceva: “La Chiesa è come la vecchia fontana del villaggio, che disseta le varie generazioni. Noi cambiamo, la fontana resta”.

La fontana non distingue tra simpatici e antipatici, ricchi e poveri, buoni e cattivi, cristiani e non. Accoglie e offre acqua fresca a tutti. Questo è il profeta e lo siamo tutti con il Battesimo: bocca di Dio e bocca dei poveri e acqua che disseta i cuori riarsi.

Gesù ci dice ancora: “Chiunque vi darà da bere un bicchiere d’acqua nel mio nome perché siete di Cristo, in verità vi dico, non perderà la sua ricompensa”. (Mc 9,41).

Il Vangelo, per dissetare e illuminare di sé la storia, sceglie vie lontane dal trionfalismo, dalla logica del potere, dei numeri, del denaro; sceglie la semplicità, la trasparenza, pur nella radicalità, come avevano fatto grandi santi: Francesco, Teresa di Lisieux, Teresa di Calcutta, Charles de Foucauld e molti altri.

Il nostro dovere è di profetizzare, di ascoltare, non di classificare il mondo, perché ciò che riguarda l’uomo, ogni uomo, riguarda me.

Il Vangelo odierno termina con parole violente, dure: “Se la tua mano, se il tuo piede, se il tuo occhio ti scandalizzano, tagliali, gettali via”. (Mc 9,43,45,47). Dovremmo avere paura più di una vita sbagliata che del dolore. Il Signore ci ripete quell’aggettivo tuo; non diamo la colpa del male agli altri, alla società, alla famiglia. Guardiamoci dentro, e convertiamo il cuore, la mano, il piede, l’occhio; il male è annidato dentro di noi.

Il problema non è in “chi non è con noi”, dal momento che il “nemico” è dentro di noi e spesso veniamo a patti con lui volentieri perché il donare anche un bicchiere d’acqua costa, ma è il primo passo verso un mondo dove il cammino, il dono, le relazioni ci rendono tutti amici con Dio e tra di Dio.

Valeria Ceschin

 


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