III domenica di Quaresima anno B

Es 20,11-17    Sal 18    1Cor 1,22-25    Gv 2,13-25

Gesù si definisce mite e umile di cuore, ma non va per il sottile nel brano di vangelo che la liturgia ci propone in questa terza domenica di quaresima. Fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti dal tempio con pecore e buoi…gettò a terra il denaro dei cambiavalute e ne rovesciò i banchi. Non si limita a rimproverare coloro che hanno fatto della casa del Padre un mercato, li prende a frustate!

Non capiamo tanta ira. In fin dei conti i banchi, che ha rovesciato, sono autorizzati dalle autorità. Gli animali per il sacrificio hanno una lunghissima tradizione. Anche Maria e Giuseppe l’hanno rispettata portando al tempio due colombe come riscatto per il loro primogenito.

Nemmeno i giudei capiscono. Dicono: Quale segno ci mostri per fare queste cose? I giudei, come dice Paolo, chiedono segni mentre i greci cercano la sapienza. Ma Gesù, a chi chiede segni risponde sempre in modo sibillino. Forse i segni sono proprio così: più che dimostrare, o mostrare, indicano una sapienza da acquisire, una via da percorrere.

Proviamo a imboccarla. L’evangelista Giovanni ci propone un percorso fatto di sette segni. Il primo di questi, il vino di Cana, avviene il terzo giorno…e anche in questo secondo segno evoca l’immagine dei tre giorni, quelli che servono per far risorgere il tempio distrutto. È forse un tempo  necessario per iniziare a comprendere?

Per Gesù tutti i segni si condensano nell’unico segno che darà a chi glielo chiede: il segno di Giona. Si tratta dunque di un tempo per rinascere rinnovati come Giona, il profeta che si lascia inghiottire dall’abisso per rinascere a vita nuova e seguire la Parola del Signore. Paolo lo chiarisce così: Noi predichiamo Cristo crocifissopotenza di Dio e sapienza di Dio. In effetti la dichiarazione di Gesù: Distruggete questo tempio, si riferisce al tempio del  suo corpo, crocifisso ma risuscitato dal Padre il terzo giorno.

I discepoli si ricordarono di tutto ciò; sta scritto infatti: Lo zelo per la Tua casa mi divorerà. È questo zelo che spinge Gesù a fare pulizia; allora nel tempio di pietra, ma oggi e sempre nel tempio santo di Dio che siamo noi. Morendo sulla croce ci consegna il suo Spirito, viene ad abitare in noi quando due o tre sono riuniti nel suo nome.

È con questo zelo instancabile che lo Spirito di Gesù viene a rinnovarci da dentro, a scacciare dal nostro cuore tutto ciò che ne fa una spelonca di ladri; a rovesciare tutto ciò che accumuliamo per trovare sicurezza lontano da Lui; a gettare fuori da noi l’animalità che vorrebbe di dominarci.

Egli infatti conosce quello che c’è nell’uomo. Con la sua frusta d’amore, la sua Parola di verità, Parola dall’Alto, e con il suo Corpo spezzato, ci fa uscire dal paese d’Egitto, dalla condizione di schiavitù, che ci tiene legati alla terra. Ci invita a guardare in alto, ad andare oltre, per affidarci a Lui credendo nel suo Nome.

M. Gabriella De Gennaro Pellegrini

 

 

 


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