Nasce la catechesi biblica simbolica (3)

Claude e Jacqueline Lagarde

La pubertà, centrata sull’ego, l’ “io” che tanto irrita gli adulti, introduce il giovane adolescente (per le ragazze a partire dai dodici anni), in un altro universo mentale, quello dell’esistenza adulta, quello del senso della vita concreta e carnale. Questa terza ed ultima qualità della parola di fede ( biblico-esistenziale) è scoperta nella vita di relazione, se Dio non resta chiuso nel cielo religioso del bambino (1Cor 13,11).

Ben accompagnata da credenti adulti, questa parola esistenziale si afferma e si radica durante l’adolescenza, preparando la fede cristiana adulta. Qui l’idea teologica del catechismo diventa obsoleta poiché l’adolescente deve integrare il corpo e il sesso alla sua parola di fede. È per lui un’urgenza.

Se entrerà nella vita sacramentale, sarà con questo nuovo carico di umanità, oppure non vi entrerà e lascerà la Chiesa sulla punta dei piedi, come purtroppo possiamo constatare. Del resto per vivere non gli basterà l’idea umanitaria (certamente atea), soprattutto se, artista e poeta, incontra un al di là di sé che prende per Dio…

La catechesi biblica simbolica risponde alla fuga degli adolescenti, con una proposta che permette loro di parlare di sé, della propria storia, del corpo sessuato, riferendolo al linguaggio biblico, acquisito nell’infanzia. Se sfortunatamente a questa età fosse tralasciato il linguaggio biblico-liturgico della Chiesa, la crescita della fede si interromperebbe e difficilmente l’umano si orienterebbe verso l’Uomo di cui Gesù è immagine assoluta.

La vita degli uomini e delle donne che non coltivano in sé la Parola, è spesso bella, piena di sentimenti, ma si realizza senza Dio. Allora l’Alleanza è votata al silenzio.


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