Siate santi

Pierangelo Ruaro

Non ruberete né userete inganno o menzogna a danno del prossimo. Non giurerete il falso servendovi del mio nome: profaneresti il nome del tuo Dio. Io sono il Signore. Non opprimerai il tuo prossimo… Non maledirai il sordo….Non commetterete ingiustizie… (Lev 19,1 e ss)

Il libro del Levitico propone un elenco di precetti declinati al futuro. Appaiono come una grande profezia che Dio pronuncia sull’uomo che entra in alleanza con lui. Lo scopo di queste norme è di irrobustire la capacità di arginare ogni stinto di egoismo, imparando a porre dei limiti alla propria libertà, per accogliere e fare spazio alla presenza dell’altro, anche nelle situazioni in cui tale presenza può essere avvertita come fastidiosa o minacciosa.

A fare da cornice a questi precetti sono due solenni proclamazioni: Siate santi, perché io, il Signore, vostro Dio sono santo…amerai il tuo prossimo come te stesso. Io sono il Signore.

La santità non è riservata a figure straordinarie; non è una prerogativa di pochi eletti, il cui nome ricorre nel calendario, ma è un carattere conferito ad ogni discepolo del Signore mediante il battesimo.

La santità di una vita, agli occhi di  Dio, non si misura tanto in rapporto a particolari virtù da acquisire o manifestare, quanto nella capacità di non essere indifferenti al volto dell’altro, soprattutto quando la sua umanità manifesta quei tratti di fragilità e di debolezza che tutti, istintivamente, siamo inclini a fuggire.

Perché, attraverso la scelta di incarnarsi, Dio ama nascondersi proprio in queste persone: Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me.


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