Profeti scomodi

Dario Vivian

Io susciterò loro un profeta in mezzo ai loro fratelli e gli porrò in bocca le mie parole ed egli dirà loro quanto io gli comanderò” (Dt 18,18). Il profeta non è – come in certo modo di dire popolare – colui che predice il futuro; piuttosto colui che parla in nome di un altro, anzi – nelle Scritture – dell’Altro.

Responsabilità non indifferente, che infatti i vari profeti accolgono in modo diverso (stupore, sgomento, rifiuto, trepidazione, consapevolezza…). E’ Dio che li sceglie e li suscita afferrandoli con il suo Spirito, dal Signore essi ricevono forza per dire ciò che va detto, costi quel che costi.

Non sono in cerca di consensi – non hanno campagne elettorali da fare, né trasmissioni televisive da occupare con la loro presenza -, ma misurano la loro fedeltà sulla parola di Dio e a quella verità si attengono, anche quando si profilano all’orizzonte l’incomprensione, il rifiuto, la volontà di toglierli di mezzo.

Ogni epoca ha i suoi profeti, ma il più delle volte se ne accorge dopo; quando i tempi sono privi di profezia e prevale l’opportunismo, è davvero segno di grande povertà (pur nel benessere). L’apparato istituzionale non li ama, talvolta li sopporta, più spesso li emargina, rivalutandoli eventualmente post mortem. Per questo, se ti ritrovi un profeta tra i piedi… meglio dirgli di cambiare aria! “Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci! Io so chi tu sei: il santo di Dio” (Mc 1,24).

E’ vero che a parlare nell’uomo c’è uno spirito immondo, tuttavia esprime una posizione che – via via che si dipana la vicenda di Gesù – molti sottoscriveranno. Alla luce della sorte dei profeti, Gesù legge quanto gli capita: l’accoglienza che si trasforma in avversione e il linguaggio troppo duro che a un certo punto gli rimproverano quanti inizialmente lo seguivano.

Eppure la gente sente che non ha a che fare con il ciarlatano o il mestierante di turno. “Erano stupiti del suo insegnamento, egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità e non come gli scribi” (Mc 1,22). Quanto percepiscono in lui noi la chiameremmo forse autorevolezza, quella stessa che cerchiamo invano in chi ha posti di responsabilità ma si rivela sempre più merce rara.


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