Tutta l’umanità negli occhi di un volto

Dario Vivian

E’ apparsa la grazia di Dio, che porta la salvezza a tutti gli uomini” (Tito 2,11). E’ questo il modo con cui nelle prime comunità cristiane si esprime il significato della venuta di Gesù Cristo nell’incarnazione; lo sentiamo risuonare ancora una volta nella notte di Natale. Non è semplicemente nato un bambino come tutti, pur essendo ogni nascita una gioia; neppure ci si limita a dire che è finalmente arrivato il Messia, atteso per secoli dal popolo ebraico.

No! E’ apparso in tutta la sua ampiezza l’amore stesso di Dio, anzi il Dio amore, che porta salvezza all’umanità intera. Come è possibile? La grazia di Dio va oltre il tempo e lo spazio, non può manifestarsi in quel preciso luogo e momento in cui viene al mondo il figlio di Maria, una ragazza di Nazareth; la salvezza, per raggiungere davvero tutti, deve rimanere universale e non identificarsi con la vicenda particolare della nascita del bambino di Betlemme.

Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?” (Marco 6,3). La meraviglia dei compaesani dice bene lo sconcerto loro, ma anche i dubbi nostri. Non può essere che Dio, Signore di tutto e di tutti, si riveli in quel singolo uomo, ebreo di Palestina, appartenente ad una famiglia di cui si conoscono i componenti, identificabile addirittura per il mestiere che fa!

Sembra quasi ridicolo. Dice giustamente Salomone, dinanzi al tempio appena costruito: “Ma è proprio vero che Dio abita sulla terra? Ecco, i cieli e di cieli dei cieli non possono contenerti, tanto meno questa casa che io ho costruito!” (1Re 8,27). Eppure sta proprio in questo paradosso il mistero dell’incarnazione, che va accolto nella fede: che Dio stesso possa donarsi a noi nell’uomo Gesù, che nella concretezza limitata della sua umanità abbiamo accesso all’abbraccio illimitato del suo cuore paterno e materno.

Pensiamoci un attimo: non esiste l’amore, ma l’amare, cioè donne e uomini che amano; diffidiamo di chi si riempie la bocca di parole d’amore, ma concretamente non ama nessuno. I grandi valori, quelli universali validi in tutti i tempi e in tutti i luoghi, esistono perché qualcuno li incarna in gesti limitati, in scelte particolari, in situazioni determinate. Se vuoi abbracciare il mondo, devi abbracciare qualcuno; se vuoi guardare in faccia l’umanità, devi fissare negli occhi un volto.

Altra strada non c’è, a meno che non ci accontentiamo di idee. Ma Dio non è un’idea e, anche se la religione cristiana ha un suo apparato dottrinale, una dottrina non salva. Ce ne accorgiamo anche nella comunicazione. Chi parla in astratto in teoria parla a tutti, in pratica molte volte non interpella nessuno. Comincia a parlare della tua esperienza, vedi che immediatamente l’attenzione si risveglia e l’altro si coinvolge. Eccola, l’incarnazione. Proprio per parlare davvero a tutti, Dio ha scelto di dirsi nella persona di Gesù, nella sua vicenda concreta, in quella storia che ancora adesso sentiamo viva per noi, donne e uomini del terzo millennio.


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