I domenica di Avvento anno B

Is 63,16-19     Sal 79    1Cor 1,3-9    Mc 13,33-37

Se tu squarciassi i cieli e scendessi! Il profeta Isaia si guarda attorno e vede una situazione di grande difficoltà. Il mondo vaga lontano dalle vie del Signore perché siamo stati ribelli; questo conduce necessariamente a indurire il cuore, e l’uomo diventa come foglia avvizzita portata via dal vento.

Inoltre il salmo fa eco a queste parole: Guarda dal cielo e vedi e visita questa vigna che la tua destra ha piantato. L’esperienza di impotenza di fronte alle ingiustizie, alle oppressioni e ai conflitti che insanguinano anche oggi il nostro mondo ci è molto familiare, ci opprime e rischia di abbatterci. Vorremmo anche noi che qualcuno, o Qualcuno, intervenisse a porvi rimedio.

Quante volte sentiamo dire attorno a noi: Perché Dio permette il male, la sofferenza dell’innocente? Se Dio c’è dovrebbe agire; se è onnipotente perché non opera di conseguenza? Il profeta trova una via d’uscita: si è adirato perché abbiamo peccato da lungo tempo e siamo stati ribelli. Ma non è proprio così, spesso chi paga il prezzo più alto non ha una vera responsabilità per quello che lo colpisce. Persino Gesù, il Figlio di Dio, l’innocente per eccellenza, è finito vittima della malvagità umana.

Allora ci sentiamo soli, abbandonati a noi stessi fino a dubitare della presenza di Dio. Eppure mai si udì parlare da tempi lontani, orecchio  non ha sentito, occhio non ha visto che un Dio, fuori di te, abbia fatto tanto per chi confida in lui. Il padrone, in effetti, è come un uomo che è partito e ha dato il potere ai suoi servi. Ha messo tutto nelle loro, nelle nostre, mani.

Tuttavia spesso ciò non è di aiuto, sperimentiamo che è troppo per noi, non ce la facciamo senza una forza straordinaria che sentiamo di non avere. Il nostro Dio lo sa bene, sa di che pasta siamo fatti. Per questo Gesù promette ai suoi: Non vi lascerò orfani, ritornerò da voi. E anche : Dove due o tre sono riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro. Io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo.

In effetti chiunque spera in Dio non resta deluso. La mano del Signore, che ci plasma come argilla, è in grado di renderci forti, in grado di affrontare il male che non avrà l’ultima parola, perché la vita vince sulla morte. Per questo Paolo proclama: Rendo grazie continuamente al mio Dio per voi, a motivo della grazia che vi è stata data in Cristo Gesù, perché in lui siete stati arricchiti di tutti i doni.

Con queste parole San Paolo incoraggia i Corinzi che aspettano la manifestazione del Signore Gesù e come noi si sentono soli. Ma anche Gesù dice ai discepoli – e a tutti noi, discepoli e non: Vegliate dunque, Fate attenzione, vegliate, perché non sapete quando è il momento. Non si tratta qui semplicemente di essere pronti a rendere conto del proprio agire alla fine dei tempi, come spesso siamo tentati di pensare. Il padrone  giunge oggi, e sempre, all’improvviso se non siamo stati attenti; ci sorprende se non abbiamo colto i segni della sua presenza.

La richiesta impossibile del profeta è già stata esaudita: il Padre ha inviato il Figlio unigenito, che è sceso dal cielo, ha preso la nostra carne, ci ha indicato la via e ci ha chiamato alla comunione con Lui. Come tu Padre sei in me e io in te, siano anch’essi in noi una cosa sola. Questa invocazione di Gesù al Padre appare come un progetto inconcepibile: eppure è il destino che Dio ci riserva: essere con Lui, in Lui e per Lui; si tratta di vegliare, di attendere senza impazienza e senza assopirci. Non sappiamo né il giorno né l’ora, ma il padrone di casa ritornerà. Anzi possiamo e dobbiamo dire “ritorna”, ritorna sempre: Egli è Colui che era, che è e che viene.

M. Gabriella De Gennaro Pellegrini

 

 

 


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