XXX domenica del T.O. anno A

Es 22,20-26   Sal 17    Ts 1,5-10   Mt 22,34-40

É importante stupirsi e interrogarsi davanti alla Parola di Dio, anzi se non c’è meraviglia non c’è Buona Notizia, si sa già tutto e non si ha bisogno di nulla.

Questo dottore della Legge, però,  chiede per tentare:  pur esaurito ogni tentativo, il maligno non si dà per vinto e come già ha fatto nel deserto di Giuda, esso combatte usando la stessa Parola, la Legge, ma è una Parola letta e non capita, ripetuta e non interiorizzata né concretizzata dall’esperienza nella vita di ogni giorno, come succede spesso anche a noi che releghiamo la nostra fede ad un insieme di riti solo formali o di comandi sterili, la cui osservanza, anche meticolosa, non riesce ad essere fonte di vita.

Per la legge ebraica un comandamento  grande da osservare e a cui obbedire sempre era il rispetto per il sabato, l’unico a cui, secondo la legge, sottostava anche Dio, fraintendendo il senso della cessazione da ogni lavoro di Dio del settimo giorno, scuola di libertà per l’uomo e non immobilismo. Gesù ribalta questa visione, il più grande comandamento inizia con un verbo, quindi un’azione, e al futuro, un’azione continuata, un’opera ,un cammino che inizia e diventa possibile attuare solo dopo un lungo viaggio.

“Amerai”, non ora, non subito, non per comando, ma dopo un percorso, dopo una conversione, dopo che il tuo sguardo è stato reso capace di vedere oltre ed in profondità.

È significativo che Matteo tolga la parola “forza” presente nella legge antica perché non è quello che possiedi o la forza fisica che hai, a farti amare, ma la tua interiorità profonda e pensante, l’intelligenza della fede, diceva Sant’Agostino; quando ti sei svuotato di te stesso, di una legge imposta ed hai accolto  in te la Paola creatrice di Dio, sei pronto ad accogliere l’amore sponsale di un Dio che ti cerca da sempre e da sempre ti ama per primo.

È proprio per questo suo amore , che puoi amare il tuo Dio, te stesso ed anche il prossimo insieme perché ora riesci a vedere gli altri uniti a te, in Lui,  puoi guardarli con gli stessi occhi con cui  Dio vede tutti noi ed amarli col cuore di compassione con cui Dio ci ama.

Nel Vangelo di Luca la domanda successiva del dottore della legge : “E a me chi è vicino?” permetterà a Gesù di raccontare la parabola del Buon Samaritano e di mostrare come Dio si faccia così  vicino all’uomo da diventare un tutt’uno con lui, tanto che amare Dio ed amare  il prossimo possono diventare la stessa cosa.

Allora non sei più vedova perché lo Sposo è giunto, non sei orfano perché è l’immagine perfetta  dell’Abbà, non sei straniero perché Dio si è fatto straniero per trarti dalla schiavitù, non hai bisogno di possedere nulla perché Lui offre la sua vita  gratuitamente, non ti serve il  mantello perché ti ha rivestito di Luce, solo devi ascoltare la sua Parola perchè è per lei e con lei che puoi raccontare, convertirti , servire Dio ed i fratelli ed aspettare come dono di liberazione il Dio che viene.

Sono essi infatti a raccontare come noi siamo venuti in mezzo a voi e come vi siete convertiti dagli idoli a Dio, per servire il Dio vivo e vero e attendere dai cieli il suo Figlio, che egli ha risuscitato dai morti, Gesù, il quale ci libera dall’ira che viene.

Allora il futuro può realizzarsi e diventare  presente.

Ti amo, Signore, mia forza,
Signore, mia roccia,
mia fortezza, mio liberatore.

Graziella Tessarolo


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