Quale formazione per i catechisti?

di Claude Lagarde

Si è falsamente ipotetizzato che la comunità cristiana possa esistere a priori, in una sorta di pienezza immaginaria e burocratica. Da tempo, la mia esperienza è che il primo compito è quello di far esistere una comunità di catechisti che diventa il nucleo attivo di evangelizzazione.

E’ la fine del mito di catechisti senza formazione, la cui unica funzione sia quella di ripetere un manuale ai fanciulli, con parole vuote di umanità e di divinità.

La creazione di una comunità di catechisti inizia con molte telefonate, incontri, trattative, affinché le persone accettino di impegnarsi in un’avventura che diventerà comunitaria, non individuale dove il catechista è solo con un libro, in una stanza in un certo orario.

In seguito bisogna accompagnare l’embrione di comunità fatta di persone di fede che danno il meglio di sé nel compito dell’evangelizzazione. Esse saranno iniziate alla lectio divina dove imparano ad ascoltare la Parola di Dio in una interiorità che cresce. Per molti, l’esperienza è nuova; per altri, si tratta di un vero e proprio terremoto: lo Spirito agisce.

Questo, a mio parere, è il primo annuncio di cui parla il documento dei vescovi italiani Incontriamo Gesù. Si tratta infatti della “prima esperienza” del Verbo Divino, ispirato dallo Spirito del Padre. Questa esperienza della grazia viene condivisa nella comunità dei catechisti, fino all’azione di grazia, che è il fondamento dell’atto catechistico.

Un fanciullo è incapace di fare questa esperienza adulta, ma può prendere la buona abitudine di una memoria biblica, di una parola biblica e di una preghiera biblica nella Chiesa. Un adolescente, ben accompagnato, va più lontano, interiorizza nella sua vita relazionale, l’agire del Cristo che è chiamato a incontrare lentamente, con pazienza, nel corso del tempo.

Questa esperienza, spesso chiamata lectio divina, è stata a lungo un’esclusiva di consacrati e consacrate. L’Arcivescovo Martini ha tentato di comunicare questa lectio divina al popolo di Dio semplificandola molto. Ma il catechismo ufficiale non ne ha saputo nulla, visto che è segnato dal modello galileiano, un paradigma scientifico, cioè quello della scienza contemporanea, che fissa la verità di fede in un contenuto oggettivo di parole speciali, separato dalla soggettività umana, e organizzato in un sistema dogmatico che si chiude su se stesso.

Così la fede in Cristo è stata considerata come una sorta di super-scienza venuta dall’alto. Questa conoscenza religiosa ha sostituito la Vita che, giustamente, Incontriamo Gesù cerca di farci ritrovare. Con la nuova evangelizzazione, la Chiesa in Italia sembra voler abbandonare l’esteriorità mortifera di un sapere insegnato dal di fuori, che gli adolescenti lasciano in massa e a ragione! L’esperienza francese, che ha svuotato le chiese, iniziata negli anni ’70, è un esempio da non imitare.

 


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