V domenica di Quaresima anno A

Ez 37,12-14; Sal 129; Rm 8,8-11; Gv 11,1-45. Tutta la liturgia di questa quinta domenica di quaresima è un  annuncio di risurrezione,  un anticipo della Pasqua; ce la preannuncia la profezia di Ezechiele, nella   prima lettura: “Farò entrare in voi il mio spirito e rivivrete”; ce lo ripete San Paolo nella seconda lettura: “Se lo Spirito di Dio che ha risuscitato Gesù dai  morti abita in voi, colui che ha risuscitato Cristo dai morti darà la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi”. Nel vangelo si compie questo annuncio del dono che Dio dà ad ognuno di noi  se crediamo in lui: una vita senza fine, una vita che la morte non può distruggere.

Quando Gesù riceve la notizia della malattia di Lazzaro non sembra sorpreso, non si affretta nemmeno  per andare dall’amico: “Questa malattia non porterà alla morte, ma è per la Gloria di Dio, affinché per mezzo di essa il figlio di Dio venga glorificato.” Poi, quando finalmente parte per andare da lui, soggiunge: “Lazzaro, il nostro amico s’è addormentato, ma io vado a svegliarlo” e ancora: “Lazzaro è morto e io sono contento per voi di non essere stato là, affinché voi crediate.

Signore, se tu fossi stato qui mio fratello non sarebbe morto”. Marta e Maria esprimono il loro rammarico, come è normale, come avremmo fatto anche noi; sembra quasi un rimprovero al quale però Gesù risponde con un’affermazione: “Io sono la resurrezione e la vita, chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me,  non morirà in eterno” poi  chiede anche: “ Credi questo?” Anche noi, come loro risponderemmo……certo, credo che risorgeremo, un giorno……ma Gesù non parla di un futuro che deve arrivare, ma di un presente che è già  qui, ora!

E’ un cammino di fede,  durante il quale Marta  e Maria passano dalla speranza di un risveglio per il fratello, alla certezza della fede in Cristo, la certezza che non solo Lazzaro ma loro stesse fanno parte di un disegno d’amore, di una vita senza fine nella luce della Resurrezione. Ecco che allora  la risposta di Marta cambia e diventa una professione di fede: “Si, Signore, io credo che tu sei il Cristo, il figlio di Dio, colui che viene nel mondo” Una professione di fede che possiamo fare anche noi se ci lasciamo guidare dalla Parola, se ci lasciamo abitare dallo Spirito di Dio come dice il profeta Ezechiele: “ Farò entrare in voi il mio spirito e rivivrete, vi farò riposare nella vostra terra. Saprete che io sono il Signore.”  Allora potremo vedere con altri occhi, e forse riusciremo ad intravvedere la gloria di Dio nella nostra vita di tutti i giorni, riusciremo a guardare oltre la morte dei nostri cari, accettando la loro trasformazione, il loro passaggio da una vita mortale alla vita eterna promessa da Dio. Riusciremo a lasciarli andare come dice Gesù, a lasciarli liberi di partecipare alla gloria di Dio, senza dolore, senza il rammarico di non poterli avere vicino fisicamente, nell’attesa di rivederli quando anche la nostra vita sarà trasformata in Cristo.

Ti ringraziamo Signore per queste liturgie quaresimali, donaci la tua grazia, fa che sappiamo nutrirci di te, dissetandoci con l’acqua viva della tua Parola, un’acqua capace di aprire i nostri occhi chiusi dal peccato. Ci affidiamo  a te Padre con le parole del salmo:

Io spero, Signore.

Spera l’anima mia,

attendo la sua parola.

L’anima mia è rivolta al Signore

più che le sentinelle all’aurora”.

Scutari Maria


Una risposta a "V domenica di Quaresima anno A"

  1. E’ così, noi continuiamo a vedere i nostri cari “morti” ma Gesù spalanca i sepolcri in cui li chiudiamo. Dovremmo lasciare che escano fuori, chiamati da Lui e risorti in Lui. Il dolore per la perdita è un sentimento legittimo, Gesù non ce lo risparmia, ma lo trasforma in sentimento divino. Infatti anche Lui ha pianto l’amico morto. Ma se crediamo nella sua Parola, la fede ce li fa vedere con occhi diversi, li trasforma in alleati che pregano per noi e con noi nel cuore di Dio.

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