Cos’è la verità?

di Claude  Lagarde

 

Secondo l’universo simbolico delle scienze  il vocabolo dice la cosa, la parola indica l’oggetto visibile, ma la Realtà divina, più reale e solida della materia, resta invisibile e soprattutto incomprensibile. Guardano ma non vedono, sentono ma non comprendono (Mc 4,12). In effetti nessuna parola, nessuna etichetta è adatta a Dio, o all’uomo creato a somiglianza di Dio. L’essere umano non è un oggetto, la sua vita non è « cosificabile » sebbene non passi inosservata. Ma per fortuna oggi si dice che il testimone ha più peso del dotto. Meglio così!

L’uomo non è solo esteriore, ridotto solo al suo corpo, ai suoi organi. Anche  l’uomo interiore, che si rinnova giorno per giorno (2 Cor 4,16) è ben reale. La sua carne affettiva, l’amore che testimonia, la giustizia che rende, la sua relazione con Dio, non possono essere contenuti in una piatta descrizione. L’uomo vero non è semplicemente corpo, la sua misteriosa realtà, la sue verità profonda, è invisibile e le parole che la dicono, come una poesia, cantano la gloria di Dio. I due universi simbolici, esteriore e interiore, sono diversi.

Il cammino catecumenale propostto dai catechismi, apparso in piena guerra di religione, si colloca nello spazio oggettivo dei corpi esteriori, si appoggia sui sacramenti (d’iniziazione), confini visibili e concreti, ma non fondati nell’interiorità. Questi sacramenti, visti dall’esterno, appaiono come la manifestazione evidente delle tappe che segnano e tracciano la trasmissione progressiva di un sapere religioso sistematico. Epurato da ogni affettività soggettiva, l’ambito trasmesso attraverso questo percorso è quello di una oggettività superiore definita sacra.

Nella catechesi apostolica invece, i sacramenti attualizzano la Bibbia e si collocano nel solco delle corrispondenze bibliche.

Il passaggio dalle Scritture ebraiche ai sacramenti cristiani avviene grazie ai Vangeli, vere catechesi apostoliche, Essi riferiscono tutte le Scritture a Cristo Gesù (Lc 24,27; Gv 5,39). In effetti i Vangeli sono raccontati con immagini bibliche tratte dal Primo Testamento per facilitare le corrispondenze. I vangeli sono quindi veri e propri strumenti catechistici.

Il termine greco Cristo traduce l’ebraico Messia. Nell’universo simbolico dello spazio esteriore, Gesù viene inserito  alla fine di una lunga linea del tempo cosmico, da ciò si deduce che le Scritture provano, ovviamente dall’esterno, che Gesù di Nazareth è il Messia atteso. Allora, in tutta buona fede, ci si accontenta dei Vangeli per nutrire la fede cristiana. Questa grave deriva, che scaturisce da un universo simbolico inadatto, viene denunciata con forza dai Padri della Chiesa.

Le corrispondenze bibliche, che nutrono la fede adulta, non avvengono al primo grado delle parole e delle immagini, ma si realizzano nell’ascolto interiore della Parola divina, non nell’esteriorità del mondo. Certo gli apprendisti cristiani, per esempio i fanciulli, propongono confronti molto semplici tra immagini o racconti biblici, ma con l’età essi diventano più complessi andando oltre la lettera del testo. Ciò avviene quando identifico il Dio che « mi » parla con Gesù Cristo, morto e risorto. Per questo tuttavia bisogna essere adulti o per lo meno adolescenti.


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