Sacrifici e offerte?

di M. Gabriella De Gennaro Pellegrini

Tu non hai voluto né sacrifici né offerte, un corpo mi hai preparato… Allora ho detto: Ecco io vengo per fare la tua volontà. La prima lettura di oggi, tratta dalla Lettera agli Ebrei, con queste parole relativizza riti e liturgie, quello che conta è la volontà del Padre. Costui  – dice Gesù nel vangelo – per me è fratello, sorella e madre. In questo modo relativizza anche i legami di sangue più stretti.

Questi testi mi hanno fatto ripensare ad un mio incontro recente,  dove un gruppo di catechisti e animatori denunciavano, con dolore, lo svuotamento delle chiese, la mancanza dei giovani alle liturgie domenicali, l’abbandono quasi generalizzato della pratica religiosa.

Una mamma si lamentava perché,  nonostante il suo invito pressante, il figlio trentatreeenne non andava più a messa da anni. Un padre diceva: “Ho tre figli, il primo è ateo, il secondo è agnostico, il terzo, di quattordici anni, non si pronuncia ancora ma…”. Senza aggiungere altri esempi,  possiamo dire che questo tipo di situazioni è conosciuto e sperimentato un po’ da tutti noi.

La madre del giovane trentatreenne aggiungeva anche che suo figlio era un bravo ragazzo, attento agli altri, impegnato nel fare il bene e nel sociale, felice di soddisfare i desideri della madre. Tutto ciò le faceva piacere, ma si domandava perché non volesse più saperne della chiesa. E questo la faceva soffrire.

Forse le letture di oggi l’hanno aiutata ad andare oltre, a guardare le cose con occhi nuovi. Certamente nel bene che suo figlio fa, nell’attenzione che manifesta per gli altri, si realizza l’azione di Dio amore. Forse dobbiamo ricordare che Gesù dichiara: Non chi dice Signore, Signore entrerà nel regno dei cieli… (Mt 7,21); oppure, citando Isaia, Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me. Invano essi mi rendono culto, insegnando dottrine che son precetti di uomini (Mt 29, 8-9).

Io non guardo ciò che guarda l’uomo – dice Dio al profeta Samuele – l’uomo guarda   l’apparenza, il Signore guarda  il cuore (1sam 16,7). Se sappiamo guardare con gli occhi di Dio, possiamo vedere la verità profonda. Forse dobbiamo tutti convertirci, la fede deve aiutarci a scoprire e riconoscere  la sua volontà di Dio negli eventi e negli incontri del nostro quotidiano.

Sarebbe bello che su temi come questi  si aprisse un dialogo tra i lettori, ci si potrebbe aiutare e arricchire vicendevolmente.

 

 


Una risposta a "Sacrifici e offerte?"

  1. Ho incontrato di recente una mamma che , senza mezzi termini, mi ha chiesto se non ero preoccupata del fatto che nessuno dei miei due figli frequentasse le liturgie domenicali, né si facesse mai vedere in chiesa. Come mi sentivo dato che io sono attiva in parrocchia e svolgo svariate mansioni, non mi sentivo triste o in colpa per questo?
    Ho risposto che oltre ad amare i miei figli, il che è naturale, io provavo per loro una profonda stima, riconoscendo ad entrambi un’interiorità profonda e ricca e valutando le relazioni che avevano in famiglia e nella società estremamente positive.
    Allora perchè?
    Forse sono le nostre liturgie ad avere problemi e soprattutto il modo in cui gli animatori ed i formatori dei ragazzi e di giovani si pongono con loro.
    Cercando di illustrare ad adulti formatori la catechesi del progetto da portare avanti con i preadolescenti, la difficoltà maggiore è sempre stata quella di spiegare che l’attività che si proponeva poteva benissimo essere non religiosa, anzi era preferibile che fosse anche ludica , piacevole, di divertimento…..
    Tenere Dio in chiesa o nelle attività caritative o comunque religiose , lo ha di fatto escluso dalla vita di ogni giorno dei ragazzi, non è più per loro qualcuno con cui combattere , di cui sfidare le regole e discutere i precetti, è semplicemente un Dio lontano, che non entra nella vita di ogni giorno, e non ci si chiede nemmeno più se esiste o no, tanto si vive comunque come se non esistesse.
    Anche per molti adulti è così, magari pretendono una frequenza religiosa esteriore dai figli, ma poi Dio non entra nella loro casa, nelle relazioni dei figli e loro con la scuola, con gli amici, al lavoro….forse è più onesto non frequentare la chiesa se poi si lascia Dio dentro il tabernacolo e non lo si porta con sé nel concreto di ogni giorno.
    Quando si stabiliscono dei ruoli per un lavoro di gruppo con gli adolescenti, nessuno di loro vuole mai fare “il custode di Dio”, colui che deve ricordare la presenza di Dio nella vita del gruppo, perchè identificano questo ruolo con la preghiera , con la lettura biblica, con una qualunque celebrazione liturgica, per loro lo deve fare il prete o la catechista, anche per molti adulti è così. Ma rendere Dio presente nella vita del gruppo e nella nostra, è farlo vivere nei momenti in cui le nostre relazioni sono comandate dalle passioni umane, dal potere, dal denaro, dalle gelosie e altro, è allora che dobbiamo svegliare il Cristo che dorme in noi, è allora che è importante risorga in noi, è facile pregare il Padre nostro dandoci la mano e scambiarci un segno di pace in chiesa, il problema comincia fuori delle porte ed è là che sono i nostri figli ed è là che dobbiamo valutare la presenza di Dio in loro e soprattutto in noi che frequentiamo la chiesa con assiduità.

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