Albero di vita

di M. Gabriella De Gennaro Pellegrini

Oggi è l’ultimo giorno dell’anno liturgico e le letture dell’eucaristia sono segnate da un’immagine forte: quella dell’albero di vita che campeggia in mezzo alla piazza della Gerusalemme celeste, annunciata nel libro dell’Apocalisse. Si tratta di un albero piuttosto strano, sta in mezzo alla piazza della città, ma anche da una parte e dall’altra del fiume.

L’albero richiama alla memoria quello posto da Dio in mezzo al Giardino di Eden e affidato all’uomo perché lo custodisse e lo coltivasse.  Allora, insieme, quasi a confondere l’essere umano, c’era l’albero della conoscenza del bene e del male, da evitare per ordine di Dio. Qui invece  si tratta quasi di un “albero trinitario”, sta in mezzo, ma anche ai lati. L’albero da frutti continui, ogni mese per dodici volte all’anno, apparentemente senza che nessuno se ne occupi e persino le foglie soni utili, servono a guarire, sono per la salvezza delle nazioni. Un albero di vita che distrugge ogni male.

Uno è l’Albero che viene alla mente, quello che porta a ogni uomo il frutto della salvezza; ogni mese, ma anche ogni settimana e ogni giorno, offre  il suo Frutto, il Cristo appeso al Legno, che dona  la sua vita perché ognuno  possa averla in abbondanza. Uno solo è l’Albero dove  Dio Uno, Padre e Figlio e Spirito, accetta di lasciarsi inchiodare perché ogni vittima possa ritrovare in Lui, con Lui e per Lui,  vita e senso.

Questi è Colui al quale gridiamo Maran Thà, vieni Signore! Colui che è che era e che viene.  Colui che dice: Sì, verrò presto!

Buon Avvento!

 


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