La Parola nella vita della chiesa (seconda parte)

di Dario Vivian

Le nostre case: il mistero della parola

Nel cuore delle nostre case si fa presente, prima di ogni riferimento religioso, la parola umana nella sua dimensione di mistero. Infatti il parlare tra noi umani è molto più di un mezzo per dirci delle cose, è grembo di vita e di relazione; ci precede e ci plasma, introducendoci in una visione del mondo. Fior di filosofi hanno disquisito sull’importanza del linguaggio, ma per esserne convinti basta rievocare un’esperienza che ci segna tutti.

La madre, che porta in grembo il nascituro, gli parla e in questo modo entra in relazione con lui; egli infatti, alla nascita, la riconoscerà anzitutto attraverso la voce. Possiamo dire che il nostro venire alla luce passa per la parola, in quanto a metterci al mondo è appunto la comunicazione di affetto e di senso veicolata dalle parole della madre. Si dischiude qui un ulteriore tratto della parola di Dio, che significativamente s’incontra con la parola dell’uomo: è parola di creazione, capace di dare vita e far venire alla luce. “Dio disse: Sia la luce! E la luce fu” (Gn 1,3). Non solo il dire di Dio è immediatamente un fare, ma è una parola che illumina dentro; infatti i grandi luminari (sole, luna, stelle) arrivano solo il quarto giorno, presuppongono pertanto che si sia accesa la luce interiore per vederci davvero.

Nelle dinamiche dell’esistenza avviene anche che ci si innamori e l’incontro è segnato ancora dalla parola; al punto che un tempo, in certi luoghi, per annunciare la nascita di una nuova coppia la gente diceva: Quei due si parlano… Attraverso la parola accediamo alle relazioni, infatti ci si sente morire quando nessuno ci parla; e, nella relazione, il fatto di rivolgersi all’altro con parole che mettono in contatto viene prima del contenuto stesso di ciò che si dice. Nel concreto del nostro parlare sperimentiamo che – analogamente alle parole nostre – la parola di Dio è parola di alleanza. Il Signore anzi non si stanca mai di parlarci, tiepidezze e infedeltà non spengono il suo amore per noi; il dialogo d’amore è rilanciato in continuità: “Ecco, la attirerò a me, la condurrò nel deserto e parlerò sul suo cuore” (Os 2,16). Se le nostre parole possono purtroppo disfare, la parola di Dio tesse e ritesse continuamente la trama delle relazioni.

Le nostre case sono inoltre il luogo dove i genitori parlano per educare i figli, sapendo naturalmente che le parole hanno bisogno di essere sostenute dagli esempi di vita. Tuttavia non è inutile il parlare educativo, pensando basti il buon esempio; va invece comunicato ai figli il motivo delle scelte che si fanno, fa parte di quel dare ragione che misura la maturità e la consapevolezza dell’agire. Così le nuove generazioni vengono gradatamente iniziate alle scelte, non facendo la predica (ti dico perché tu devi fare così…) ma testimoniando e motivando (ti dico perché io faccio così…). All’interno di questo parlare, compito di ogni educatore, emerge un tratto ancora della parola di Dio: è parola di discernimento. Egli ci parla avendo a cuore le nostre scelte, rivelandosi a noi indirizza la nostra libertà; non per trasformarci in esecutori, ma per liberare in grado massimo possibilità e potenzialità. “Ti ho posto davanti la vita e la morte, la benedizione e la maledizione; scegli dunque la vita, perché viva tu e la tua discendenza” (Dt 30,19). La pedagogia di Dio – come ogni padre e ogni madre – è volta ad educare il suo popolo, affinché trovi nella Parola criteri di autentica libertà in vista di scelte responsabili.

La chiesa, esperta di umanità, condivide le fondamentali esperienze nelle quali si esprime il significato profondo della parola: nascere, amarsi, generare ed educare… Ascolta le donne e gli uomini che le vivono, si mette in sintonia con loro, non rinuncia tuttavia ad intrecciare questi eventi con la parola di Dio; così parole e Parola s’illuminano vicendevolmente, vangelo e vita si specchiano in una circolarità che rende viva la parola di Dio ed evangelica la vita dell’uomo. Sarebbe interessante riflettere, in quest’ottica, sulla ministerialità del diacono permanente in particolare sposato. Nell’esercizio del suo ministero s’incontrano esistenzialmente l’esperienza dell’amare e del generare con quella dell’annuncio evangelico; pertanto la sua diakonia della Parola può divenire paradigmatica per la comunità cristiana, provocata a comunicare il vangelo in un mondo che cambia.


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